Perché una Porta Poggiomarino/Valle del Sarno? Stampa
Scritto da gaetano   

Perché una Porta Poggiomarino/Valle del Sarno?

Gran parte dei nostri concittadini sbandierano un’avversione invidiosa alla politica, fatta di luoghi comuni, priva di costruttività e di qualsivoglia proposta operativa, senza voglia di impegno diretto e di reale cambiamento. La costituzione della Porta ha dovuto superare questo profondo ed abulico malessere, dove si sbandiera l’intenzione di non votare e si appartiene a clan familiari dove il voto non possiede alcun legame con la politica. Così tutte o quasi le Amministrazioni Locali, lungi dal proporre ipotesi di sviluppo, si sono limitate a gestire la macchina amministrativa (in molti casi la maggiore “impresa” del territorio) per trarne vantaggi in termini di micro-occupazione e fare affarucci, generando al più sterile e volgare chiacchiericcio su social network. Dunque, questa Porta per tornare a parlare del territorio, per non fermarsi alla denuncia della “crisi” ma per valutare le ragioni, locali e globali, che la hanno generata e finalmente uscirne. Vogliamo provare a ragionare del Canale Conte di Sarno (completamente abbandonato dal 1995, incompleto ed inutilizzabile, tombato in una trincea di cemento armato che si ferma all’inizio dell’area archeologica di Pompei, privo di ogni ipotesi progettuale e/o di utilizzazione, icona dell’inefficienza e dell’inconcludenza della classe dirigente locale e regionale degli ultimi 20 anni); delle Vasche Pianillo e Fornillo, (in origine opere di bonifica oggi sversatoi ciechi e maleodoranti nelle quali sboccano impianti fognari di alcuni comuni limitrofi); della statale 268 “del Vesuvio” (arteria trafficatissima e pericolosissima, perennemente incompleta, monumento alla precarietà in cui viviamo e luogo di lavori eterni su carreggiate mai aperte al traffico); del metanodotto comunale di Poggiomarino (realizzato nel 1995, ancora nel 2015 in corso di pagamento, mai entrato in funzione, forse ormai inutilizzabile); dell’impianto fognario a Poggiomarino (esistono segmenti per circa l’80% scollegati e privi di collettori, chiudendo la stagione degli sversamenti illeciti e dei “pozzi neri”); di traffico, strade e marciapiedi (auto fermate e circolanti disordinatissimamente, pochi rapporti col Codice della Strada); di prospettive economiche delle aree agricole (che, tra abbandono ed allagamenti, sono ormai sede di molte forme di attività illecite ma di pochissime attività produttive); di un’area con vocazione turistico-ricettiva che colleghi Pompei, il Parco del Vesuvio ed i numerosi ritrovamenti archeologici della Valle del Sarno (da collegare usando il percorso del Canale Conte di Sarno e della ferrovia Cancello-Torre Annunziata); ….
Questi sono alcuni dei principali motivi che ci hanno spinti ad uscire dal guscio privato. Siamo convinti di avere un territorio bellissimo e ricchissimo di opportunità. Siamo convinti che, ritornando ad una legalità diffusa, il nostro territorio possa rappresentare una meta di investimenti veri grazie anche a risorse umane preparate e volenterose. Siamo convinti che possiamo superare la sbornia di questi ultimi trent’anni e ritornare ad essere una parte della “Campania felix”.
Franco Prisco