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Ho visto l'inferno sulla terra PDF Stampa E-mail
Scritto da Enzo Magaldi   

“La Repubblica” di domenica 3 giugno 2007 .

Giovedì in tarda mattinata sono andato all’ospedale “San Giovanni Bosco”, zona Doganella per chi non lo conosce, per una visita a mio padre, ricoverato da giorni per un intervento. Mi sono imbattuto in una scena di sangue. Due persone raggiunte da colpi di pistola a Secondigliano arrivavano al pronto soccorso proprio mentre io scendevo dalla macchina della mia scorta. Ho visto l’inferno sulla terra. Una persona aveva un colpo di grazia in fronte.

Dall’emergenza rifiuti alla nuova emergenza criminalità. Una criminalità agguerrita fino all’inverosimile. Cattiva, cinica, che colpisce dovunque e davanti ai bambini come è di nuovo successo il giorno seguente sempre a Secondigliano, dove i clan fanno affari alla luce del giorno. Poliziotti aggrediti come se non rappresentassero lo Stato. Napoli, prima ancora dell’emergenza rifiuti o dell’allarme criminalità, è emergenza culturale. Manca il rispetto verso tutte le istituzioni. A scuola ragazzi che aggrediscono insegnanti, famiglie che si dividono e si separano davanti ai loro bambini come se il matrimonio fosse un optional o come se l’amore fosse un sentimento passeggero. E poi tante famiglie povere che vivono nell’indifferenza più totale, senza nessuna difesa da parte di chi le rappresenta. L’Istat dice che in Italia 2.600.000 famiglie non arrivano a fine mese. La cosa grave è che 7 su 10 sono nel Mezzogiorno. Sembra che l’inferno sia già qui. Sembra quasi una rassegnazione al male. Ho l’impressione che ci siamo adattando “all’impero delle tenebre”, come l’aveva chiamato Gesù (Lc 22,53). Certo che ci sono tante responsabilità se Napoli è piombata nel baratro. Non a caso il giornale più famoso del mondo, il New York Times, in settimana ha messo una foto della nostra città in prima pagina con un titolo forte: “Nel fango della politica e della mafia: il regno dell’immondizia”. Questa non può essere la cartolina della città. La nostra città non merita questo. A volte ho una sensazione strana. Sembra che anche Dio taccia. Assurdo, incomprensibile. Dimentichi di quel “libera nos a malo” che i nostri genitori ci hanno insegnato quando eravamo bambini. Allora siamo noi che ci dobbiamo liberare del male. Santa Teresa di Calcutta, la matita di Dio, diceva che «noi siamo le mani di Dio, fatte per aiutare e per benedire». Perciò a Napoli ci sono tante oasi di bene, tante scuole che funzionano, tante associazioni che lavorano sul territorio, come la “Prima vera di Forcella” che accompagna tanti turisti e napoletani alla riscoperta di luoghi abbandonati. Compito di tutti è non andarsene da Napoli e non abbandonare le cariche che si occupano a livello istituzionale. Compito di tutti è lavorare affinché non andiamo alla deriva. Allargare questi spazi di bene, alimentare le oasi con le opere, impedire che il deserto infernale prevalga.

 

Napoli, 03 giugno 2007