Per informazioni tecniche sui rifiuti segnaliamo gli atti del convegno di Bologna del 9 luglio del 2007 e della giornata monotematica del Consorzio Italiano Compostatori dell'11 ottobre 2007.

Link ufficiali per la situazione dei Rifiuti in Campania:

Commissariato di Governo Emergenza Rifiuti

ASIA Napoli


ARTICOLI in ORDINE CRONOLOGICO


ESTRATTO ARTICOLI sui RIFIUTI in CAMPANIA

a cura di Bruno Isaia


12-12-2007 - “il Roma”

Rifiuti, appalti strani e ricerca di normalità

di Corvo Rosso

Dovrebbe intervenire qualcuno. Dovrebbe intervenire qualcuno per dirci se è normale e se è accettabile che il bando di gara per l’affidamento della gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani della provincia di Napoli, un maxi appalto da 800.000.000,00 di euro pari a 1600 miliardi delle vecchie lire, si concedano solo sedici giorni di tempo, festivi compresi, per presentare le domande. Il termine è scaduto il 7 dicembre, il bando è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 21 novembre. Dovrebbe intervenire qualcuno per rassicurarci che è plausibile che per opere così complesse con importi stratosferici, gli eventuali partecipanti, in poco più di due settimane, abbiano potuto adeguatamente valutare e proporre offerte competitive.

Si trattava di calcolare i costi per l’adeguamento dei tre CDR che ci sono nella provincia di Napoli, quelli per completare la costruzione del termovalorizzatore di Acerra, e quelli per realizzare il ri-trattamento delle finte ecoballe che, così come sono, non si possono né bruciare né stoccare. In sedici giorni tutto questo. Nemmeno Nembo Kid. Dovrebbe intervenire qualcuno per rassicurarci che il fatto che alla maxi gara partecipino due cordate: la ASM dei bresciani guidati dal presidente dell’Unione Industriali di Napoli Gianni Lettieri e quella di Hera una società emiliana che fa capo alle Coop rosse, sia solo un caso (sic). Dovrebbe intervenire qualcuno perché Napoli è stufa di essere presa per i fondelli e sono in molti a pensare che ci sia sotto qualcosa. Sull’argomento l’onorevole Paolo Russo, che è stato presidente della Commissione bicamerale sullo smaltimento dei rifiuti e che è un autorevole parlamentare di Forza Italia, ha presentato una documentata interrogazione. Speriamo che chi deve rispondere, da Prodi a Di Pietro a Mastella ad Amato, fino a Pecoraro Scanio che forse è quello che ne sa di più, non faccia orecchie da mercante. Sempre l’onorevole Russo ha illustrato un piano sui rifiuti con criteri innovativi per la scelta dei siti ed i rapporti istituzionali. È un contributo costruttivo. Cercheremo di parlarne prossimamente. Stanchi di commentare ciò che a Napoli ed in Campania proprio non va, ci siamo chiesti se per caso stavamo esagerando. Poi arriva il presidente del Consiglio Prodi che nel discorso per inaugurare l’ennesimo (e celebratissimo) centro commerciale detto "Vulcano buono" trova il modo per dire a Bassolino che la Regione ha speso malissimo i fondi Ue 2001-2006 e che bisogna radicalmente cambiare perché i prossimi, quelli del 2007-2013, ben 14 miliardi, saranno gli ultimi. Poi, tra un altro omicidio di camorra, sono 110 da inizio anno, l’aggressione con rapina in pieno centro, le sommosse contro le discariche con Ps in assetto di guerra, arriva l’ennesima classifica sulla qualità della vita nelle città e scopriamo che Napoli è scesa ancora ed ora è tra le ultime. Certamente la Iervolino sarà arrabbiata. Vuoi vedere che ha ragione lei, che si tratta di una altra congiura.... La domanda è: se non si decidono ad andarsene, quando sarà possibile cacciarli?


19 novembre 2007 - Repubblica - Napoli

Domani “infrazione europea”, mercoledì Pansa lancia il bando di gara. In strada 15mila tonnellate
Rifiuti, due cordate per Acerra. A Bruxelles processo al governo
di Antonio Corbo

L´unione europea chiederà domani al governo italiano di spiegare il disastro ambientale della Campania. Fu annunciata l´apertura di una “infrazione” dal presidente della commissione, Stravos Dimas. Diede la notizia con allarmato stupore: «Sono scioccato dalle immagini dei rifiuti di Napoli viste in tv». Da rilevare la data: il 28 giugno, un terribile spot che avrebbe compromesso i flussi turistici dell´estate 2007. La procedura era stata invece avviata nel dicembre 2005, sollecitata dal “Comitato giuridico di difesa dell´Ambiente”, presidente l´ex magistrato Raffaele Raimondi. Comincia con la missione a Bruxelles un´altra concitata settimana per Alessandro Pansa, in Belgio sarà accompagnato dal direttore generale del ministero dell´Ambiente, Gianfranco Mascazzini e assistito dal senatore Tommaso Sodano, presidente della Commissione Ambiente. Pansa, assente quando fu causato il disastro, spiegherà come tenta di ripararlo.
Caotica la scelta dei siti per le ecoballe, proteste ovunque, ma mercoledì Pansa dovrebbe annunciare l´appalto più atteso. Sarà bandita la gara per gestire Acerra. La prima fu annullata, perché la cordata rivale del colosso francese “Veolia” non aveva i requisiti. Il bando prevede una formula meno rigida per guadagnare tempo, “procedura negoziata”. C´è un´altra novità: chi vincerà, dovrà completare la costruzione dell´inceneritore. Fibe, bloccata da un sequestro preventivo di 750 milioni, sembra orientata a non ultimare i lavori. «È stato costruito finora l´80 per cento». La legge obbliga il nuovo gestore a seguire con Fibe le ultime fasi e il collaudo, prima di rilevare l´impianto. È un elemento imprevisto, le concorrenti sono esperte nella gestione del ciclo rifiuti: raccolta, distruzione, recupero energetico. Non tutte sono però pronte a ultimare la costruzione. E prevedono un ingresso difficile nel cantiere, per il passaggio di tecnici e maestranze dal vecchio a nuovo gestore.
Asìa, controllata dal Comune di Napoli, è capofila delle aziende pubbliche nella prossima gara: sta con Ams di Brescia, Amsa di Milano, Ama di Roma. È collegata l´Unione industriali di Napoli, il presidente Gianni Lettieri vigila sulle grandi manovre. La cordata dei privati è guidata da “Veolia”, con la “De Vizia transfer” e gli spagnoli di “Abertis”. Un´altra impresa potrebbe concorrere: “Urbaser”, con netto profilo nel trattamento dei rifiuti. Tutte le private hanno già proposto un accordo ad Asìa, che conosce le insidie locali. Il suo ad, Ciro Turiello, è la mente tecnica con vent´anni di esperienza. Anche stavolta Turiello e il presidente Pasquale Losa mascherano la crisi in città: solo 600 tonnellate in strada, 3mila nascoste su cassoni, scarrabili, e bicili. Ieri l´impianto di Caivano ha chiuso alle 14. La zona flegrea, da Quarto ai villaggi Toiano e Monteruscello di Pozzuoli, è sommersa di immondizia. In provincia sono 15mila le tonnellate da rimuovere. Le vedrà bene Pansa dall´aereo che domani si alzerà da Capodichino per Bruxelles. Processo imbarazzante come quello di Napoli, prima udienza preliminare il 26 novembre. Domani l´ottava sezione del tribunale civile di Napoli (giudice Alessandro Pepe) esamina il ricorso dell´avvocato Raffaele Paciolio per Giugliano. Chiudere il sito delle ecoballe. Si associano Trentola, Qualiano, Villaricca, Parete. La stessa sezione si pronuncerà sulla discarica casertana di Lo Uttaro.


22 novembre 2007  - Repubblica - Napoli

Pubblicate sulla Gazzetta le condizioni: chi vince completerà il termovalorizzatore di Acerra

Rifiuti, ecco il bando di gara spunta l´impianto per ecoballe

di Roberto Fuccillo

Due settimane di tempo. È forse più rapido del previsto l´iter fissato dal prefetto Alessandro Pansa per dare una scrollata alla questione rifiuti. È stato pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale il bando per la aggiudicazione del servizio di smaltimento in provincia di Napoli. Le domande andranno presentate entro il 7 dicembre, e questo è il primo dato temporale che colpisce. Anche perché l´oggetto dell´appalto è complesso. L´affidatario dovrà occuparsi di tre impianti di cdr (Giugliano, Caivano e Tufino) che dovranno fare prevalentemente tritovagliatura. Poi completare il termovalorizzatore di Acerra, da 107 megawatt. Infine, ed è la novità, andare a costruire anche un nuovo impianto di trattamento e ricondizionamento delle balle stoccate dal dicembre 2005, ovvero quelle che sono sparse un po´ ovunque e che non si sa come eliminare.
Tre linee di azione dunque. E tempi brevi. Se il termine per la domanda di partecipazione scade il 7 dicembre, l´aggiudicazione dovrebbe poi intervenire entro un paio di mesi: la data di apertura delle offerte sarà infatti comunicata in seguito, poi ci sarà la aggiudicazione provvisoria e, entro 45 giorni, quella definitiva. Infine, la stipula, «entro 15 giorni dal verificarsi delle condizioni di legge». Pansa comunque ha sancito che la gara verrà aggiudicata anche in presenza di una sola offerta e si è riservato la possibilità di annullarla o modificarla, senza pretesa alcuna da parte dei concorrenti.
Condizioni che certamente paiono abbastanza strette, specie se unite alle notevoli prescrizioni sulle capacità economiche dei vincitori: fatturato di almeno 90 milioni per vendita di energia e almeno 120 per trattamento rifiuti, gestione di un termovalorizzatore da almeno 150mila tonnellate l´anno e di un cdr da almeno 50mila tonnellate l´anno, il tutto riferito al triennio 2004-06, e in più un patrimonio netto di 500 milioni. Poi ci sono da versare subito 150 milioni al commissariato, coperti da fideiussione bancaria, e da garantire un canone di almeno 801 milioni per i 15 anni di durata dell´appalto, che costituisce la base d´asta rispetto alla quale verrà valutata l´offerta migliore. I ricavi sono invece fissati in 75 euro per tonnellata di rifiuti conferiti, a carico degli enti locali, più la vendita dell´energia elettrica prodotta al Gestore del sistema elettrico, con le agevolazioni del meccanismo Cip 6 per gli impianti alimentati a fonti rinnovabili o assimilati.
Ecoballe rimesse a norma, cdr che pruducano materiale adatto, termovalorizzatore finalmente in funzione. A tutto questo, nel piano Pansa, dovrebbe aggiungersi la svolta strategica sulla differenziata. Ad ogni buon conto anche il ministro Alfonso Pecoraro Scanio pare fiducioso. Rispondendo a una interrogazione alla Camera di Teodoro Buontempo, Pecoraro ha ribadito che «entro fine novembre verrà chiusa la progettazione esecutiva che permetterà, entro dicembre, di individuare una diversa area di siti di stoccaggio per le ecoballe o, spero, di soluzioni alternative per evitare di continuare a produrre ancora questo tipo di materiale. Da parte nostra c´è il massimo sostegno al commissario Pansa».


BASSOLINO ed il ‘modello’ Venezia

 Bassolino: «Inceneritore, il modello è Venezia»

«Fu sbagliato chiudere tutte le discariche»

Seguire il modello Venezia, quello di un inceneritore che a Marghera brucia i rifiuti senza differenziata

di Simona Brandolini

NAPOLI — Il modello da seguire è quello di Venezia. Dice il governatore Antonio Bassolino dal suo blog. Lo dice nel pieno di un’emergenza che di straordinario non ha più niente, se non che esiste ancora un commissariato che la gestisce.

Bassolino si riferisce all’articolo apparso ieri sul Corsera a firma di Gianantonio Stella che dimostra, in modo semplice quanto efficace, che non si muore di termovalorizzatori, semmai il contrario. Lo fa citando l’esempio dell’inceneritore di porto Marghera, un impianto che brucia l’immondizia di Venezia e provincia, «cusì cum’è» dicono i veneti, cioé il tal quale indifferenziato. Un approdo cui stanno arrivando in tutto il mondo, visti i costi e le difficoltà della differenziata. Avendo però cominciato per tempo.

Bassolino prende la palla (l’alrticolo) al balzo e carica contro i signori del no, i falsi miti dell’ambientalismo moderno (incenerire uguale inquinare), facendo vaghi accenni agli errori commessi. «Nell’articolo — scrive — si sottolinea come sia possibile gestire i rifiuti in modo efficiente e con basso impatto ambientale attraverso un’adeguata impiantistica - Cdr più termovalorizzatore - e una buona organizzazione del servizio. Alla grave situazione di Napoli e della Campania si contrappone quella di Venezia. Fatte le dovute distinzioni tra un’area turistica su cui insistono 300 mila persone (e 20 milioni di turisti, ndr) e la nostra regione di quasi sei milioni di abitanti, credo che il paragone sia utile e che possa aiutarci a capire quale sia la strada giusta per risolvere il problema».

E qual è la strada giusta? «Prima da sindaco e poi da commissario mi sono sempre battuto per realizzare in Campania il modello oggi adottato a Venezia, facendo i conti con le emergenze e con tante proteste. Da sindaco ho consentito che nella discarica di Pianura fossero smaltiti rifiuti provenienti da tutta la regione. Da commissario ho avviato il piano rifiuti varato dal mio predecessore realizzando 7 Cdr e giungendo, infine, a uno scontro aspro con quel partito dei tanti no che ancora oggi prova a impedire la riorganizzazione del servizio e la realizzazione dei termovalorizzatori e degli impianti necessari ». Gli errori: uno fondamentale per il governatore è aver chiuso, e si riferisce al 2000, tutte le discariche, visto che siamo punto e daccapo. «Leggere l’articolo mi ha colpito ancora di più perché dopo aver lavorato tanto proprio per vincere questa battaglia, oggi sono sotto inchiesta. Certo, l’ho detto tante volte, i limiti e gli errori ci sono stati — si legge —. Per rompere con un passato in cui eravamo lo sversatoio d’Italia si è deciso di chiudere tutte le discariche, andando incontro a problemi gravi. Mentre ora sappiamo bene che alcune discariche, efficienti e controllate, sono comunque necessarie ad un moderno ciclo di smaltimento dei rifiuti». Bassolino più volte ha parlato della necessità delle discariche, ma è la prima volta che ammette l’errore di averle chiuse quando non esisteva un ciclo alternativo. «I rifiuti — termina — non sono una minaccia per le comunità. Un termovalorizzatore, quello di Venezia, è stato costruito a 8 chilometri da piazza San Marco. Se ne valuta, dati alla mano, l’effettivo impatto ambientale. Alla luce di quei dati e di quelle valutazioni appare sempre più inaccettabile il localismo che qui ha spinto piccole comunità a innalzare barricate contro impianti situati a decine di chilometri dai loro abitati. Ora bisogna togliere i rifiuti dalle strade e andare avanti completando gli impianti e potenziando la raccolta differenziata. Chi si sottrae a questo dovere, in nome di un qualunque interesse che non sia quello generale, si assume una grave responsabilità ». Tutto giusto, fino ad un certo punto. Resta qualche dubbio. A Venezia l’inceneritore è controllato 24 ore al giorno e a sorpresa l’Arpav (l’agenzia regionaler per l’ambiente veneta) fa blitz e in caso le analisi non fossero soddisfacenti chiuderebbe l’impianto. Altro punto. I consorzi di bonifica. Nella relazione della commissione d’inchiesta presieduta da Roberto Barbieri si parla dello scandalo consorzi di bacino. Che pesano sulla comunità 60, 80 euro l’anno procapite, pari a 365 milioni di euro. I 19 mila lavoratori dovrebbero essere impegnati nella raccolta differenziata, inchieste giornalistiche ci hanno dimostrato cosa fanno (poco o nulla). Si arriva al paradosso del comune di Nola che ha dato in appalto alla società Campania felix la raccolta differenziata disattesa dal bacino Napoli 3. Insomma il pubblico paga due volte. Ebbene secondo la legge regionale per la gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti si passerebbe solo dai consorzi agli Ato, autorità di bacino. Cosa cambierebbe? Il nome?


5 dicembre 2007 - Corriere del Mezzogiorno
Proposta da Roma / Ronchi: commissariare l’impianto di Acerra

di Ro.La.

ROMA — Tra il 1997 e il 2005 sono stati spesi - malissimo - circa 900 milioni di euro, ma la Campania non è uscita dall’emergenza rifiuti. La Regione ha solo collezionato una serie di record negativi - nonostante la buona violontà di alcune amministrazioni locali, premiate come riciclone, tra cui c’è Salerno - ed è lontana dall’uscita dal tunnel. Questo il quadro - comprensivo di cifre delineato da Legambiente nel corso di un convegno organizzato per discutere dello stato di salute del sistema rifiuti nelle cinque Regioni commissariate.

Nel corso dell’incontro è intervenuto anche Edo Ronchi, uno dei padri dell’ambientalismo italiano e autore nel 1999 di quel decreto - mai applicato che prevede la selezione dei rifiuti prima di sversarli in discarica. Ronchi intervenendo dopo Michele Bonomo, segretario regionale di Legambiente, che ha parlato di «impazzimento» della Campania - ha dichiarato di non essere affatto sicuro che con il superamento del commissariamento, previsto per la fine dell’anno, «si risolveranno i problemi nelle aree meridionali». Anzi ne ha proposto uno in più, per il termovalizzatore di Acerra. «Avrebbe dovuto essere pronto nel gennaio prossimo, ora dicono che sarà pronto alla fine del 2008. Non è il migliore tra gli impianti, ma è indispensabile metterlo in funzione subito e questo può farlo solo un commissario capace.

Non c’è altra strada».

C’è chi, poi, ha stigmatizzato l’istituto del commissario - come ha fatto anche recentemente la Corte dei conti perchè ha annullato la capacità degli amministratori di gestire il settore dei rifiuti, e ha impedito una vera progettualità. «Se si fosse spinto, per esempio, sul riciclaggio degli imballaggi fino al 15% - ha denunciato Giancarlo Longhi, presidente del Conai - la Campania, che nel 2006 da noi ha ricevuto 10 milioni, ne avrebbe risparmiati 100».


24 novembre 2007 - Repubblica - Napoli
Il Comune di Napoli annuncia i centri di compostaggio e 10 isole ecologiche. Proroga con nuova formula per il Commissariato

di a.c.

Il Commissariato infinito va anche oltre il termine, fissato per il 31 dicembre. A trentotto giorni dalla scadenza prevista, Alessandro Pansa si lascia sfuggire la più prevedibile delle notizie. Rimarrà nel 2008 a gestire l´emergenza rifiuti, una crisi che il 12 febbraio compirà 14 anni, buon compleanno. Involontario ma corretto l´annuncio: «Il Commissariato avrà poteri diversi e ridotti per favorire il passaggio all´ordinario», è la sintesi del suo discorso nella sede della Camera di Commercio, dove Federambiente e Confservizi Campania avevano organizzato un confronto sul piano e sul bando di gara.

Rimane Pansa. Proprio lunedì si apre l´udienza preliminare del processo per truffa, imputati Antonio Bassolino e l´ex subcommissario Raffaele Vanoli, con altri 26 tra imprenditori, dirigenti di Fibe, tecnici, docenti. Non potrebbe la Regione assumere la guida dell´emergenza. Pansa accetta la proroga, ne ha parlato con Enrico Letta e con Francesco Boccia, direttore del dipartimento economico di Palazzo Chigi. Avrà poteri distinti: commissario ad acta fino all´accensione dell´inceneritore, poi alla ristrutturazione generale (revamping) degli impianti, ed altri obiettivi. Appena raggiunti, uno per volta, Pansa restituirà i poteri speciali. Deve intanto firmare la requisizione dei siti di stoccaggio delle ecoballe per chiudere “Taverna del Re” a Giugliano. Ha rilanciato l´ultimatum. È pronto a forzare i varchi: non è un politico, ha quindi solo il dovere di agire e nessun voto da difendere. Ha ribadito che, entro il 15 dicembre, chiunque può inviare osservazioni al suo piano. Facile da consultare. www.cgrcampania.com/pianorifiuti.

Il bando di gara prevede un impegno finanziario di 800 milioni di euro, 150 di cauzione. Sono interessate le multinazionali, ma ci prova Asìa, la società del Comune contesa dalle varie cordate. Aderisce a quella delle imprese pubbliche. Daniele Fortini, presidente di Federambiente, le ha accreditate per il banco. Per Asìa è stato un importante riconoscimento a dieci mesi dalla nomina del presidente Pasquale Losa e dell´ad Ciro Turiello, preparato tecnico del ciclo rifiuti: Bertolaso se lo lasciò soffiare dalla Iervolino. In Campania mancano altre società di pari livello, troppe le aziende miste, quasi 100 su 500 comuni campani, una frammentazione che penalizza il sistema.

L´assessore Mola ha anticipato che il Comune avrà dieci isole ecologiche, una per ogni Municipalità. Sono capannoni di raccolta di rifiuti secchi, in larga parte da riciclare. Per i rifiuti umidi, almeno 3 impianti di compostaggio. Il primo già finanziato nell´ex Imc di Napoli Est, un altro nel Parco delle Colline a Chiaiano, il terzo a Bagnoli. Saranno attrezzati per 90-100 tonnellate ciascuno. Napoli produce un totale di 1400 tonnellate. «Non parliamo di filiera dei rifiuti, meglio di filiera di impianti», ha osservato Losa. Giusto, non ci sarà mai differenziata senza impianti collegati. Pansa vuol portarla al 50 per cento entro il 2010. A Napoli è a quota 10.

«Luci e ombre», dice Tommaso Sodano, il senatore è perplesso sul numero degli inceneritori. Ne sono previsti due: Acerra nel giro di due anni e chissà quando Santa Maria La Fossa. Sodano si sorprende che non si dia ascolto alla provincia di Salerno. Tra tanti no, si candida per questo genere di impianti. Santa Maria La Fossa appare come un cenno di riguardo a Fibe che acquisì dei suoli in zona. Per il presidente della Camera di Commercio, Gaetano Cola, va affrontato il nodo dei rifiuti speciali e tossici a Pignataro Maggiore, dov´è previsto e autorizzato dalla Regione un impianto ultramoderno e sicuro. Scuro in volto Luciano Morelli, delegato all´energia di Confindustria. Era in platea. Si chiede perché alla stesura del piano abbia collaborato il Conai (Consorzio imballaggi) e sia stato prestato un dirigente di Corepla. I dubbi di incompatibilità sono coltivati sulle vecchie polemiche. Conai assorbe molto al Sud, ma nella resa dei vantaggi prevale sempre il Nord.


22 maggio 2007 - Il Manifesto

Fonte:  -

La questione dei rifiuti in Campania è un concentrato di tutte le crisi del nostro paese: crisi culturale, politica, amministrativa, economica, occupazionale, ambientale, urbana, sanitaria, securitaria: insomma, una bancarotta della democrazia.

La crisi nasce innanzitutto da una sottovalutazione della questione dei rifiuti, che continua ancor oggi a essere considerata un ambito settoriale e non un tema che incrocia tutti gli ambiti della vita, sia quotidiana che istituzionale. Ci si riempie la bocca con le parole crescita e sviluppo, senza rendersi conto che una gestione lungimirante del ciclo dei rifiuti e delle filiere che li generano può trasformarsi in una fonte di occupazione qualificata, di impresa innovativa, di reddito e di qualità della vita e dell'ambiente. Ma anche senza rendersi conto che non saper gestire i propri rifiuti distrugge la principale industria del territorio, il turismo, e «l'attrazione degli investimenti»: quella capacità che oggi mette in competizione tutte le città-regioni del mondo. Così le ambizioni di Napoli, capitale del Mediterraneo, insieme al cosiddetto «Rinascimento napoletano», sono state definitivamente affossate sotto un cumulo di monnezza.

In materia, destra e sinistra non hanno fatto nulla che le distinguesse tra loro. Quindici anni fa la giunta Rastrelli (An) aveva varato un piano dei rifiuti che attribuiva la parte onerosa del ciclo (la raccolta) ai comuni e ai loro consorzi, e quella in cui si guadagna (gli impianti) ai privati. Anzi, a un privato, la società Fibe, che con un'unica gara (sulla cui correttezza sono stati avanzati molti dubbi) si era aggiudicata costruzione e gestione di tutti gli impianti previsti dal piano: tre inceneritori e cinque impianti di trattamento meccanico-biologico (Mtb), comunemente chiamati Cdr (da combustibile ricavato dai rifiuti: uno dei due prodotti, quello destinato ad alimentare gli inceneritori, che dovrebbero uscire da quegli impianti; l'altro si chiama Fos, frazione organica stabilizzata, ed è un terriccio usato per ricoprire cave e discariche).

L'infelice scelta di Acerra

Ma insieme agli impianti, alla Fibe era stato attribuita anche la scelta del sito in cui costruirli (per aggiudicarsi l'appalto i concorrenti dovevano già disporre delle aree) e questa, per convenienze sue, aveva scelto Acerra, l'area più infestata dai tumori di tutta l'Europa. L'amministrazione regionale aveva cioè abdicato da quella che è la funzione per eccellenza di chi ha responsabilità di governo del territorio, ma le due giunte successive (Bassolino) non hanno mai messo in discussione quelle scelte, nonostante che ve ne fossero tutte le condizioni (tanto è vero che il contratto con la Fibe alla fine è stato rescisso); e nonostante che i presidenti di tutte e tre le giunte fossero stati investiti dei poteri straordinari connessi alla gestione commissariale.

Per 15 anni si è lasciato che le cose corressero verso il baratro: percentuali irrisorie di raccolta differenziata; dieci milioni di «ecoballe» uscite dai Cdr: cioè balle di immondizia, vere e proprie bombe ecologiche, accatastate in immense piramidi, da fare invidia a quella di Cheope; quasi mille discariche illegali, ma non clandestine, di rifiuti industriali e ospedalieri provenienti da mezza Italia e gestite dalla Camorra; altre centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti che periodicamente si accumulano per le strade, fino a quando qualcuno non le incendia spargendo nell'aria più diossina di trenta inceneritori messi insieme; decine e decine di treni per portare nel resto dell'Italia e in Germania un gigantesco campionario dei nostri rifiuti made in Italy; decine di migliaia di lavoratori, un vero e proprio esercito, in cui si sovrapponevano gestioni comunali, appaltatori privati, consorzi a cui i comuni non hanno mai voluto cedere le competenze e, dulcis in fundo, Lsu (lavoratori socialmente utili) in carico alla giunta di destra, poi quelli delle giunte di sinistra; tutti ingannati con la promessa di lavorare a una raccolta differenziata che non si è mai fatta. A riprova del fatto che i rifiuti sono il ricettacolo non solo delle cose che non ci servono più, ma anche delle persone di cui ci si vuole sbarazzare: con politiche cosiddette di workfare senza capo né coda.
La gestione commissariale ha trasformato il cancro in metastasi, affidando la soluzione del problema alle stesse persone - i presidenti della giunta regionale - che, come titolari dell'ordinaria amministrazione ne erano stati esautorati. Ma anche quando la palla e passata al prefetto Catenacci (in una regione dove l'intreccio tra Camorra e rifiuti è il nodo da sciogliere) le cose non sono cambiate. Non perché lo scontro con la malavita organizzata sia stato troppo aspro, ma perché non c'è stato: per non disturbare i sindaci che non volevano «interferenze» nei loro feudi, fatti di appalti e gestioni dirette che spesso non arrivavano nemmeno al tre per cento di raccolta differenziata. Così abbiamo visto tanti sindaci indossare la fascia tricolore per mettersi alla testa di mobilitazioni contro le discariche decise dal commissario, ma nessuno fare la stessa cosa per impedire lo sversamento di rifiuti industriali mille volte più pericolosi nelle cave abusive gestite dalla Camorra, che tutti sanno dove sono e tutti sanno di chi sono.

Uno spirito di delega

Oltretutto, la gestione commissariale ha accentuato nella popolazione uno spirito di delega, per cui, a risolvere il problema, deve essere «lo Stato». Questo offusca la responsabilità diretta dei cittadini non solo rispetto alla raccolta differenziata (che con amministrazioni latitanti è peraltro impossibile fare); ma anche rispetto alla regolare riconferma di maggioranze e sindaci che nella gestione dei rifiuti vedono solo occasioni di malaffare e di clientele.

L'attuale gestione del commissario Bertolaso non promette di meglio, perché non sono cambiati i presupposti che ne definiscono gli obiettivi: cioè prender tempo - come si è fatto negli ultimi 15 anni - in attesa che siano pronti i tre impianti di incenerimento definiti dalla nuova gara di appalto da 4,5 miliardi di euro (avete letto bene: quattro virgola cinque miliardi di euro), divisa in tre lotti, ma andata deserta già due volte. Tanto che la Fibe, pur licenziata ed esclusa, è ancora lì al suo posto; a «finire il lavoro», come direbbe Bush. La Fibe, peraltro, si era aggiudicata la gara in project-financing, cioè anticipando il denaro dell'investimento, perché contava di recuperarlo con i proventi dell'inceneritore. Come ci insegna infatti il caso da manuale dell'Asm di Brescia, l'inceneritore è una macchina per fare soldi: non solo a spese degli utenti - i comuni che producono i rifiuti - ma anche dei contribuenti: attraverso i famigerati incentivi denominati Cip6. Ma ora che gli inceneritori sono stati finalmente esclusi dai benefici del Cip6, che senso ha continuare a costruirli?

All'incasso può ancora aspirare la Fibe, o chi la sostituirà; ma l'inceneritore di Acerra, se mai entrerà in funzione, avrà il suo daffare a bruciare - per i prossimi 15-20 anni: quanto è l'arco della sua vita utile - le «ecoballe» accumulate dagli impianti di Cdr; senza poter accogliere nemmeno un grammo dei rifiuti che verranno prodotti da ora in poi. E senza il Cip6 nessuno vorrà mai più finanziare con denaro proprio nuovi inceneritori. D'altronde, per costruirne uno, tra gare, progettazione, autorizzazioni e cantiere - ammesso, e ovviamente non concesso, che la popolazione non frapponga ostacoli - ci vogliono almeno quattro anni. Tutto il lavoro di Bertolaso per tappare i buchi in attesa dei nuovi inceneritori campani è dunque una fatica di Sisifo, che non farà avanzare di un palmo la situazione.

Che fare allora? La montagna di «errori» - per usare un eufemismo - accumulati negli anni sono una pietra al collo di chiunque si cimenti con il problema. La discarica che il nuovo commissario ha ottenuto di aprire a Serre (l'esito della vicenda dimostra comunque che ricorrendo fin da subito al negoziato si sarebbe probabilmente ottenuto lo stesso risultato in modo più rapido e meno traumatico) è appena sufficiente ad assorbire metà del milione di tonnellate di rifiuti che già ora si trova per strada. E poi?

Via gli imballi

Poi. Primo: bisogna ridurre drasticamente la produzione dei rifiuti. Non c'è alternativa: va vietata in tutta la regione, a tempo indeterminato e fino alla ricostituzione di uno stato di normalità, la vendita al dettaglio di prodotti imballati, sia alimentari che non (compresa l'acqua minerale e le bibite gassate), introducendo l'obbligo dei contenitori riusabili per la vendita dei prodotti sfusi, con esenzioni limitate ai soli casi in cui, per ragioni sanitarie, il rischio supera quello determinato dall'attuale accumulo di rifiuti per le strade. Si fa già da molte altre parti d'Italia e d'Europa. In Campania bisogna solo rendere generale e obbligatoria la cosa. Contestualmente, va fatto obbligo alla rete della distribuzione al dettaglio, e alle relative associazioni di categoria, di spacchettare i beni venduti e di avviare gli imballaggi agli impianti di recupero. Lo stesso deve valere per tutti gli inutili supplementi dei quotidiani e per la pubblicità cartacea. Da soli, gli imballaggi costituiscono il 40 per cento in peso dell'intera massa dei rifiuti urbani, ma fino al 60-70 per cento in volume.

Ne potrebbe anche nascere del buono. 1: la sperimentazione, da parte della cittadinanza, che si può vivere bene anche senza, o con molti imballaggi in meno; 2: la costruzione di canali di reverse-logistic (restituzione agli impianti di trattamento dei vuoti e dei prodotti dismessi) da parte dei commercianti e delle loro associazioni; 3: il potenziamento di detti impianti - molti possono essere realizzati e montati in pochi mesi; 4: lo stimolo per i produttori di beni di consumo - durevoli e non - a mettere in produzione articoli che comportino minor spreco di materiali. E' un esperimento che potrebbe far compiere alla Campania il salto di un'intera fase storica, trasformandola nel laboratorio di un'economia più sostenibile.

Secondo: la raccolta differenziata, per essere efficiente, deve essere fatta porta-a-porta, con una responsabilizzazione diretta non solo di ogni singolo utente ma anche, e soprattutto, degli addetti (alias, operatori ecologici). A questi spetta individuare le diverse tipologie di utenze servite, i loro problemi, e contribuire a trovare le soluzioni più acconce per ciascuna di esse con un confronto in seno ai rispettivi gruppi di lavoro.

E' una scelta organizzativa che professionalizza gli operatori, trasformandoli in lavoratori cosiddetti front-line. Richiede un'organizzazione capillare del servizio, la formazione continua degli addetti e, ovviamente, personale motivato, economicamente incentivato, e maggiori risorse: infinitamente meno, comunque, di quelle che sono state sprecate in anni di gestioni scellerate. L'esperienza insegna che si possono raggiungere percentuali di raccolta differenziata del 60-70 per cento anche in contesti urbani difficili in un anno o poco più. D'altronde alcuni centri della Campania questi obiettivi li hanno già raggiunti grazie agli sforzi dei loro amministratori: dunque, si può fare. La raccolta differenziata i cittadini la fanno volentieri e ne sono orgogliosi.

Terzo: la costruzione di nuovi impianti di trattamento meccanico-biologico e/o la riabilitazione di quelli esistenti deve mirare a un ulteriore recupero di materiali dal rifiuto residuo (frazione organica stabilizzata, plastica, cartaccia e metalli). Le tecnologie per farlo sono disponibili e già ampiamente sperimentate e il residuo da destinare alla discarica può scendere fino al 10 per cento di quanto prodotto. A questo punto il miraggio degli inceneritori che ci liberino finalmente (e quando?) dai rifiuti perde ogni ragion d'essere: sia ambientale, sia anche, e soprattutto, economica.

Come le piramidi di Giza

Quarto: il pregresso, cioè le montagne di ecoballe. Viene la tentazione di dire: che restino lì, come le piramidi di Giza; a perenne monito dei rischi connessi alla riconferma di sindaci inetti. E invece no. Qui, in presenza di un impegno concreto della popolazione campana, e di poteri sostitutivi nei confronti di tutti i comuni e i consorzi inadempienti, si può chiedere per l'ultima volta alle altre regioni italiane di farsi carico di una parte almeno del loro smaltimento: in impianti dedicati (inceneritori e discariche) e non (centrali a carbone,cementifici) che siano in grado di contenere gli impatti di quel disastro. E' un debito che le altre regioni hanno contratto nel tempo, perché la maggior parte delle discariche abusive che inquinano la Campania sono state riempite con rifiuti provenienti da fuori.

Quinto: per quanto riguarda l'ordine pubblico, le cause della montagna di rifiuti che invade la Campania sono Camorra e corruzione o, più spesso, la contiguità tra Camorra e amministrazioni pubbliche, a tutti i livelli. Per combattere entrambe non mancano le leggi (il codice penale), né gli strumenti (prefetti, polizia, carabinieri, guardia di finanza, magistratura).

Forse, qui come altrove, manca del tutto la volontà politica e, a monte, tra noi cittadini ed elettori, una cultura adatta ai problemi da affrontare.

Guido Viale e' nato nel 1943, e' stato uno dei leader della protesta studentesca nel '68, lavora a Milano, si occupa di politiche attive del lavoro in campo ambientale, fa parte del Comitato tecnico-scientifico dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente (Anpa).


25 maggio 2007 - Guido Viale

L'emergenza rifiuti non è insormontabile. Basta volerlo fare davvero
Almeno 15 anni di «errori» e cattiva volontà degli amministratori hanno prodotto una situazione folle. Ma le vie per rimediare ci sono. Per cominciare, abolire gli imballaggi su tutti i prodotti confezionati, da subito.


Napoli - La lettera di Alex Zanotelli "Giu’ le mani dalla citta’"

Global Project Napoli - Mercoledì 19 dicembre 2007

Presidente Regione Campania Antonio Bassolino
Presidente della Provincia di Napoli Dino Di Palma
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino

Napoli, 15/12/07

Giù le mani dalla città

"Giù le mani dalla città" potrebbe essere l’espressione migliore per descrivere quello che sta avvenendo oggi in questa nostra Napoli. Sono le mani dell’alta finanza che accompagna l’avanzata inesorabile della nuova nomenklatura che i nostri politici amano: multi-services e multi-utilities (multiservizi). In queste ultime settimane, il piano sembra diventare più palese.

Il commissario straordinario per i rifiuti, che è anche prefetto di Napoli, il dott. Pansa ha indetto "un bando di gara per l’affidamento della gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani della provincia di Napoli". Questo include "i tre impianti CDR situati nei comuni di Giugliano, Caivano e Tufino", nonché "l’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti della potenza di 105 MW ubicato nel comune di Acerra". La durata dell’appalto: "15 anni a decorrere dalla data del contratto che si estenderà automaticamente a 25 anni". I partecipanti alla gara dovranno avere un "patrimonio netto", cioè un capitale sociale, non inferiore a 500 milioni di euro.

Questo esclude subito la municipalizzata di Napoli, l’ASÍA. Per quali ragioni è stato fatto questo? Sappiamo tutti le debolezze dell’ASÍA. Ma perché questa eliminazione di una municipalizzata, di una azienda pubblica? Si vuol forse privatizzare anche ASÍA?

Eliminata ASÍA, rimangono in gara due grandi aziende la ASM di Brescia e la francese Veolia. Si sussurra che la potente azienda bresciana si ritirerà dal bando. Quasi certamente rimarrà solo Veolia.

Cos’è Veolia? E’ la più grande multinazionale dell’acqua al mondo, con un giro d’affari di circa 50 miliardi di dollari all’anno (sono dati del 1999). Basta leggersi il libro "L’eau de Vivendi. Les vérités inavouables" (L’acqua della Vivendi. Le verità inconfessabili) di Langlet e Touly che porta la prefazione di Danièle Mitterand, per rendersi conto di che cosa sia questa multinazionale dell’acqua che oggi si fa chiamare Veolia (per chi non la conoscesse basta andare a Latina e Aprilia, dove l’acqua è gestita da un’azienda chiamata Acqualatina che al 49% appartiene a Veolia: i prezzi dell’acqua sono saliti del 300%!).

Ancora più preoccupante è il fatto che un mese fa la Veolia si è unita alla seconda più potente multinazionale dell’acqua l’Ondeo (ex - Suez): questo enorme complesso industriale porta il nome di Suelia (Suez - Veolia). Questo colosso ha un giro d’affari che si avvicina ai 100 miliardi di dollari. Queste multinazionali gestiscono tutto dall’acqua ai rifiuti.

Ed eccoci ora con Veolia che bussa alle porte di Napoli per gestire i rifiuti della città e provincia dalla raccolta all’inceneritore di Acerra. Una volta che Veolia avrà messo le mani sui rifiuti, passerà poi all’acqua, suo tema preferito.

E’ una coincidenza che lo scorso marzo, l’assessore al bilancio del Comune, Cardillo, abbia proposto al Comune di Napoli la creazione di una holding che includa le varie municipalizzate dalla ASÍA (rifiuti) all’ARIN (acqua)? Ci siamo subito mobilitati contro questa eventualità come comitati dell’acqua e come Rete Lilliput dicendo che questo significa privatizzare l’acqua. Infatti nel gennaio 2006 136 comuni di ATO 2 avevano deciso la gestione pubblica dell’acqua. L’abbiamo salutata come una grande vittoria popolare. Come può ora Cardillo proporre di ritornare alla privatizzazione dell’acqua contro la decisione dei comuni di ATO 2 e dello stesso Comune di Napoli?
O forse la proposta Cardillo di una holding napoletana era stata fatta in previsione dell’arrivo di Veolia che potrebbe fare da collante per il progetto del potente assessore al bilancio?

Sono tutte domande che come cittadini dobbiamo porci.

Vorrei esprimere tutta la mia costernazione nel vedere Napoli cadere nelle mani della più grande multinazionale dell’acqua per gestire i propri rifiuti. La stessa sorte toccherà poi all’acqua della città partenopea. Questo in aperta contraddizione alle decisioni di ATO 2 sull’acqua e alla moratoria sulla privatizzazione dell’acqua votata in Parlamento il 29 Novembre. E’ triste vedere Napoli cadere nelle mani della grande finanza internazionale (dimentichiamo i legami della finanza con la camorra e le mafie?). Vorrei gridare a questa città che potenti mani finanziare stanno per impossessarsi del cuore di Napoli. E’ un momento grave questo: vigiliamo perché questa città non venga venduta. Chiedo a tutti i cittadini napoletani, come agli intellettuali di questa città di ribellarsi a questa eventualità.


Alex Zanotelli


http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/rifiuti-campania/emergenza-non-passa/emergenza-non-passa.html

28/12/2007

Il reportage sul "Venerdì" in edicola. Immondizia nelle strade da 14 anni a questa parte
e la raccolta differenziata è ferma al 10% contro il 38% medio del Nord

Campania, l'emergenza rifiuti non passa, anzi peggiora

dal nostro inviato RICCARDO STAGLIANO'

<B>Campania, l'emergenza rifiuti<br>non passa, anzi peggiora</B>

Rifiuti nel napoletano

NAPOLI - Il vulcano Munnezza è tornato a tremare. Non ha mai smesso, in verità, ma è come se negli ultimi sei mesi tg e giornali avessero staccato la spina al sismografo. I media pretendono sviluppi e qui è sempre la stessa solfa, da 14 anni ormai. L'emergenza più lunga nella storia dell'umanità, quella dei rifiuti campani. Come un'indolente lingua di fuoco la lava del pattume ha già travolto cinque commissari straordinari e bruciato oltre 2 miliardi di euro (tra le voci più fantasiose 10 milioni per un call center con 34 dipendenti che riceveva 4 telefonate al giorno). Ma, come un Efesto magnanimo, il dio del pericolo cronico ha anche creato 2316 posti di lavoro nella raccolta differenziata.

REPUBBLICA TV: Morire di diossina, videoreportage di R. STAGLIANO'

Peccato che con quasi 4 volte gli addetti pro capite rispetto a Roma o Milano, a Napoli riescano a mettere nel sacco giusto per il riciclo solo il 10 per cento della spazzatura. Contro il 38 medio del Nord. E che la regione sia rimasta l'unica - assieme alla Sicilia - a non
avere ancora un termovalorizzatore. "Trase munnezza e esci oro" sibilano i maliziosi. Perché così la Camorra
può speculare sui terreni di stoccaggio, comprandoli a niente dai contadini e rivendendoli a prezzi decuplicati, e affittare prima i mezzi di rinforzo ai comuni quando annegano nella lordura e poi i camion che allungano il giro dal cassonetto alla discarica. Affare sporco, enorme affare.

Con i cumuli di rifiuti, oscurati da quest'estate quando furoreggiavano sulle prime pagine, più maleodoranti
che mai. Come dimostrano le 100 mila tonnellate per le strade della regione nella settimana prima di Natale. Per il combinato disposto di uno sciopero di tre giorni degli autotrasportatori, il breve blocco di un impianto di smaltimento, qualche grado in meno e goccia in più del solito. Perché i problemi vecchi sono quasi intonsi e quelli nuovi figliano come bufale del Casertano.

L'iter dovrebbe essere più o meno questo. La differenziata va ai rispettivi riciclatori (alluminio, vetro, carta), il resto agli impianti Cdr (per combustibile da rifiuti). Questi, con filtri meccanici, separano la parte umida (cibo) da quella secca. E producono tre cose: il Fos, la "frazione organica stabilizzata" da usare come fertilizzante; il sovvallo, lo scarto degli scarti destinato alla discarica; le ecoballe, cubi incelofanati da oltre una tonnellata da mettere al
rogo nei termovalorizzatori per ottenere energia.

Però non c'è una sola tessera di questo puzzle che vada
al posto suo. "In tre anni il Comune ha spiegato in quattro modi diversi ai cittadini napoletani come fare la
differenziata. E nessuno ci ha capito più nulla" sbotta Michele Buonomo, presidente della Legambiente
regionale. Racconta che sarebbe possibile, di un paesino di nome Atena Lucana con un record svedese
del 96 per cento. Ma a Napoli città non ha mai funzionato. Perché la gente vede i sacchetti per terra e si deprime: "Chi me lo fa fare?". Credendo che siano problemi diversi.

"E anche perché il contratto con cui la regione affidò la gestione alla Fibe, gruppo Impregilo, prevede che
venga pagata per tonnellate trattate. Dovrebbe autoridursi la bolletta?" ironizza l'onorevole Paolo Russo, ex presidente della commissione parlamentare sui rifiuti. Già, la famigerata Impregilo. Il colosso che nel '94 ha vinto, in una gara che su tutto puntava meno che sull'eccellenza tecnologica, l'appalto per i rifiuti campani. E alla quale i magistrati hanno bloccato quest'estate beni per 750 milioni di euro, oltre all'interdizione per un anno dai rapporti con la pubblica amministrazione, per una strepitosa
serie di inadempienze.

"A Lo Uttaro, nel casertano" schiuma Nunzia Lombardi, una fisica trentenne che organizza per i giornalisti tournée tra la monnezza, "le pareti dell'impianto
sono state costruite verticali anziché spioventi. È l'abc per non far filtrare il percolato". In effetti, come i pm campani hanno certificato, non c'è neppure un Cdr tra i sette edificati capace di sfornare un'ecoballa a norma. In quella poltiglia c'è troppa umidità. E ciò complicherebbe la combustione. Oltre che pneumatici, sacche di sangue, infinite schifezze che dovevano finire altrove. Ancora Russo: "Un fallimento dovuto a cattiva progettazione e al fatto che è arrivata roba totalmente indifferenziata e assai più del previsto".

Risultato: 5 milioni di ecoballe accumulate nei vari centri di stoccaggio. "Piramidi azteche" le chiamano. Che ogni giorno diventano più alte di 2200 mattoni. Che farne? Il penultimo commissario, Guido Bertolaso,
voleva ricostituirci le cave, una sorta di chirurgia estetica per montagne sventrate. "Ma perché fare un
regalo a chi le aveva sfruttate, spesso nomi vicini alla criminalità?" si indigna l'ingegner Giambattista dè
Medici. L'Assise di Palazzo Marigliano, il gruppo di cui fa parte, boccia il piano del prefetto Alessandro Pansa. "Se davvero costruiranno le 31 centrali a biomasse di cui si parla, capaci di bruciare sino a 4 milioni di tonnellate l'anno, la Campania diverrà l'inceneritrice d'Italia, magari anche dei rifiuti tossici del resto del Paese" denuncia Nicola Capone, trentatreenne coordinatore dell'Assise.

La sua ricostruzione ha il pregio della coerenza e il rischio dell'ideologia. Bassolino avrebbe affidato i rifiuti alla Fibe che non solo si è rivelata inefficiente ma ha anche comprato le terre per le discariche dai prestanome della Camorra. E ora i suoi resti se li spartiranno i cementifici. Perché l'ultima della creatività monnezzara è di fare grandi punturoni di gesso e cemento alle ecoballe bagnate per farle asciugare. Se non fosse che così il peso aumenta del 50 per cento e la zavorra da smaltire cresce. "È incredibile" commenta il professor Umberto Arena, "nell'emergenza fioriscono le idee più strane. C'è anche chi ha proposto un marchingegno pomposamente chiamato dissociatore molecolare, vi rendete conto? Quando basterebbe copiare quel che fa il resto del mondo civile". Ovvero differenziata, inceneritori hi-tech, discariche.

Insegna scienze ambientali, quest'ingegnere che rischia ogni giorno la sedizione familiare per la sua intransigente politica del bidone nella bella casa
al Vomero. "I termovalorizzatori potrebbero bruciare anche i rifiuti "tal quali", figurarsi le ecoballe difettose.
E il loro impatto ambientale è minimo. La Germania ne ha 66 e la quota di diossina è stata ridotta del 99%. Idem per Danimarca e Svezia". Ma le balle sono della Fibe che le ha date in pegno alle banche.

Un caos totale. Lo sversatoio di Taverna del Re, dove ne viene parcheggiata la maggior parte, ha i giorni contati. "Lo dobbiamo alla popolazione" assicura Gianfrancesco Raiano, portavoce di Pansa. C'è puzza, il percolato infiltra il terreno. Ci sono già stati picchetti, gli abitanti non ne possono più. "Ma il commissario ha individuato i cinque siti alternativi puntando a caso sulla mappa" accusano gli ecologisti. Nell'avellinese, a
Chianche, tra i vitigni del Greco di Tufo. Con l'imprenditore Mastroberardino già pronto a dare battaglia.

Nel casertano, a Pignataro Maggiore, terra di succulente mozzarelle da esportazione. Al punto
che il celebre caseificio Iemma ha scritto a Pansa: "Se ha deciso di premere il grilletto contro la nostra terra lo faccia, ma ci spieghi perché ha escluso 35 siti alternativi". La gara per chi dovrà succedere alla Fibe, completare il termovalorizzatore di Acerra e gestire i rifiuti per i prossimi 25 anni, è durata solo sedici giorni. In gioco 800 milioni di euro, forse l'appalto pubblico più grande d'Europa. Si è fatta avanti la francese Veolia e l'Asm di Brescia. Non è detto che finisca qui.

I napoletani si sono preparati al Natale zigzagando tra 3.000 tonnellate di immondizia. A San Gregorio Armeno, via dei presepi, si scherza su decorazioni
fatte di rifiuti. Va peggio a Ercolano, dove il sindaco Nino Daniele ha chiesto, per liberare il centro dai sacchi neri, l'intervento dell'esercito. Ieri lo preoccupava il Vesuvio, oggi teme eruzioni dal basso.
(ha collaborato Fabrizio Geremicca)

(28 dicembre 2007)

http://www.videocomunicazioni.com/2007/11/22/rifiutipubblicato-in-gazzetta-ufficiale-il-bando-per-laffidamento-dell-servizio-di-smaltimento-rifiuti-in-provincia-di-napoli/


RIFIUTI, PANSA SPINGE PER AFFIDARE LO SMALTIMENTO ALLE NUOVE DITTE

» pubblicato da Renato Cavallo in: APERTURA, ambiente, campania, cronaca, napoli < > Giovedì 22 Novembre 2007 alle 17:04
 

RIFIUTI:PUBBLICATO IN GAZZETTA UFFICIALE IL BANDO PER L’AFFIDAMENTO DELL SERVIZIO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA IN PROVINCIA DI NAPOLIMentre i cittadini di Giugliano fanno il conto alla rovescia dei giorni previsti per la chiusura della discarica di Taverna del re, prevista per il 20 dicembre, il commissario straordinario per i rifiuti Alessandro Pansa stringe i tempi per l’affidamento del servizio di smaltimento in provincia di Napoli. E’ stato infatti pubblicato sulla gazzetta ufficiale il bando per l’aggiudicazione della gara d’appalto: le aziende interessate dovranno presentare entro due settimane, il 7 dicembre, i loro requisiti. Secondo quanto riferito, la società che vincerà l’appalto dovrà completare anche il termovalorizzatore di Acerra. Tempi brevi quindi, durante i quali il prefetto dovrà anche individuare prima possibile i siti alternativi a Villa literno e Giugliano dove, ieri, i cittadini hanno contestato e aggrediti i tecnici intervenuti per spiegare i motivi della mancata sistemazione dei teloni per l’ecoballe, dimostrando di tenere alta la guardia sul rispetto degli impegni presi dal commissariato. Il picchetto di protesta sistemato all’ingresso di Taverna del re, hanno fatto sapere i manifestanti, sarà rimosso solo dopo l’avvenuta chiusura della discarica. Intanto dalle istituzioni locali, arriva un flebile segnale per incrementare la raccolta differenziata sul territorio. Si chiama Sir, acronimo di sistema informativo rifiuti, che servirà alla trasmissione in tempo reale dei dati relativi alla percentuale di raccolta differenziata dai singoli comuni all’Osservatorio provinciale rifiuti. I cittadini poi potranno consultare i dati sul sito www.microambiente.it/sir . Dopo 14 anni di emergenza spazzatura, l’assessore all’Ambiente della Provincia di Napoli, Giuliana Di Fiore, che ha presentato il progetto questa mattina, spiega il perché i napoletani dovrebbero navigare su internet per conoscere le percentuali sulla raccolta differenziata dei singoli comuni
Intanto, prosegue la battaglia contro il fumo nelle aree verdi della città. Dopo l’ordinanza dell’assessore comunale all’Ambiente, Rino Nasti, che vieta il di fumo nelle aree verdi in caso di presenza di bambini o donne incinta, l’assessore provinciale Francesco Borrelli, pensa di estendere il divieto anche nelle zone verdi che si trovano fuori dai confini di Napoli