[MOZIONE
TEMATICA:VERDI , AMBIENTALISTI e
RIFORMISTI per l’Equità sociale]
Bozza
del 05/05/2008
Sono graditi suggerimenti ed integrazioni alla mozione: inviare a info@enzomagaldi.it
E’ necessario un cambiamento delle
metodologie di gestione delle problematiche ambientali alla luce del
rapporto tra “ecologia ed economia” e le
logiche del “fare bene”.
Enzo Rosario Magaldi
Alla Federazione Verdi della Campania
Alla Federazione Verdi della Provincia di Napoli
Al Presidente dei Verdi della Città di Napoli
In occasione della futura assemblea regionale straordinaria dei Verdi della Campania ed ai fini di dare un contributo al dibattito congressuale, si elaborano le seguenti riflessioni:
-Intendiamo dare un contributo politico e dialettico, all’interno della Federazione dei Verdi, siamo convinti della necessità di un rinnovamento dei metodi e delle strategie nella gestione dei problemi che il governo nazionale e quello delle istituzioni locali hanno posto negli ultimi tempi.
Con questo nostro contributo spingeremo per l’adozione di un metodo “ecologista e riformista”
nell’approccio ai problemi che tenga conto della necessità di governare per
risolvere i problemi senza adottare delle scelte che possano portare ad una radicalizzazione
dello scontro politico e ad un arroccamento sulle proprie posizioni.
Non cogliendo i molti segnali che venivano dalla voglia di semplificazione del quadro partitico nazionale da parte dei più, crediamo che gli elettori, nelle ultime politiche, abbiano mal recepito l’esperimento dell’Arcobaleno per diversi motivi, di qui la necessità discutere sul “perché” e non per “chi”.
Forse perchè nei partiti che hanno costituito quello che alla fine è diventato un cartello elettorale
è mancata la dialettica interna, che
rimane sempre la più grande risorsa di ogni partito che vuole crescere
nella democrazia del confronto?
Ciò che è accaduto in questa tornata elettorale è stato quello che si
temeva, una sinistra politica, che sopravvivesse nelle divisioni, nelle
competizioni o nell’autosufficienza di ciascun gruppo, che è stata
inevitabilmente condannata ad un ruolo marginale e a scomparire in parlamento,
consegnando il Paese a una politica sempre più moderata o a una destra
populista e imprudente.
Forse perché la nascita delle due grandi banche che hanno
”cannibalizzato” in pochi mesi quasi tutta la finanza italiana prevede che
debba passare un meccanismo politico “partitico duale” dello stesso tipo? Un
meccanismo che sia più facilmente governabile così da poter più rapidamente
indirizzare le politiche economiche?
(La tesi è, secondo alcuni: “I partiti piccoli non hanno senso ad
esistere perché al di la dell’aspetto federale regionale che diventa comunque
determinante, dalla nascita della globalizzazione la finanza nel mondo
dell’economia indirizza le scelte politiche, ma ha bisogno di pochi
interlocutori se non veri e propri
esecutori” ndr)
Di qui crediamo, forse anche il possibile perché, sia scattata una grande campagna mediatica per una “conveniente” semplificazione del sistema politico che ha indotto gli italiani, investiti da una mole di informazioni mirate, naturalmente a discapito di una maggior possibilità di pluralismo democratico, alla scelta di una formula bipartitica come l’unica soluzione per uscire da una crisi che dura da decenni e dalla quale non si intravedono sbocchi.
Oggi è evidente che una federazione di movimenti ambientalisti debba
tenere conto della tradizione riformista
nell’Italia di oggi, in una società così complessa in cui il sacrosanto
impegno per l’ambiente non può sostenuto solo in nome di astratti ideali e di
pregiudiziali ideologiche, ma deve diventare pragmatico senza
prescindere dal concetto di “equità sociale e salvaguardia ambientale”.
In primo luogo uno degli obiettivi principali dei Verdi è la lotta ai
cambiamenti climatici obbiettivo che oggi nessuno può più far finta di non
vedere e capire.
Paradossalmente questa attenzione che ha coinvolto persino il candidato
americano anti-Bush, Al Gore, premiato con il nobel, ha riportato al centro del
panorama politico le vecchie battaglie che da sempre appartengono alla galassia
ambientalista, primi fra tutti i Verdi,
ma, ed è ciò che dobbiamo metabolizzare, queste battaglie sono diventate e
diciamo ”per fortuna” un patrimonio di
tutte le forze politiche in modo trasversale. e non più esclusivo.
Superiamo così il concetto di” battaglia per l’ambiente” con quello di
“esigenza della difesa ambientale “ come
fondamentale per qualsiasi essere umano.
Per questo condividiamo chi dice che i Verdi hanno
molte cose da dire ma
soprattutto da fare:
“Devono
occuparsi di costruire una alternativa concreta nelle coscienze individuali.
Devono andare oltre gli schieramenti attualmente costituiti e parlare con la
gente, vivere con le persone, concentrandosi sulle urgenze della vita quotidiana, facendosi percepire come una forza di
governo che non guarda “con chi" si
fanno le cose, ma “per chi" le si fanno. “
“I Verdi
non devono fare solo testimonianza, ma devono governare i processi.”
Di qui la necessità di passare ad una seconda fase che non è più dalla sensibilizzazione al problema, ma della capacità di fare proposte comprensibili e compatibili con la difficilissima realtà economica e sociale in cui ci ha spinto una globalizzazione non omogenea.
Per questo le parole d’ordine della spinta riformista verde sono quelle
di sempre che sappiamo condivise da tutto il mondo ambientalista:
1. EQUITA’ E SOLIDARIETA’ SOCIALE
2. SCUOLA, SICUREZZA E LAVORO
3. RISPARMIO ENERGETICO,
4. PUNTARE DECISAMENTE ALLA ENERGIE ALTERNATIVE,
5. BIOEDILIZIA A BASSO IMPATTO AMBIENTALE,
6. MOBILITA’ SOSTENIBILE,
7. RISANAMENTO DELL’AGRICOLTURA E LOTTA AGLI OGM,
8.
EVITARE
9. SALVAGUARDIA DELLE AREE PROTETTE,
10. RIFIUTI e CICLO CHIUSO DELLA MATERIA
(Recuperabile attraverso una ottimizzazione del lavoro manuale ed una riduzione di tecnologie non controllabili)
Nell’incontro che i Verdi bene hanno organizzato a Genova sulle energie
alternative diverse, storiche figure dell’ambientalismo italiano, hanno parlato
di una “Cernobbio verde”
con questo puntando decisamente al coinvolgimento del mondo economico tradizionale, piccole e grandi imprese, che ormai devono fare i conti con la sostenibilità ambientale e con i cambiamenti climatici. Infatti da anni i Verdi continuano a predicare il matrimonio tra ecologia ed economia, matrimonio paritario si intende dove le dinamiche del mercato non devono prevalere sulle aspettative del rispetto dell’ambiente e della sostenibilità
Pertanto
la domanda che oggi il mondo economico si pone non è più se fare questo
matrimonio fra ecologia ed economia, bensì come attuarlo nel più breve tempo
possibile.
Ed
è questa la grande sfida con la quale ci dobbiamo confrontare.
Per questo e per la chiara risposta che è
venuta dagli elettori noi riteniamo che bisogna andare, pur ripartendo da un
nuovo assetto organizzativo e di dirigenza del partito, “oltre i Verdi”.
Purtroppo non solo assistiamo nella nostra realtà associativa locale ad
una sempre maggiore radicalizzazione dei conflitti, a tal punto da non riuscire
che ad avere rapporti elusivamente dialettici tra gli iscritti, ma si è
bloccati, per usare un’espressione cara ai quadri nazionali , da un “tappo” che non accetta il
ricambio nel partito.
In questo clima anche le realtà più vivaci dei Verdi, quelle che possono contare su un consenso perché da sempre presenti e attive sul territorio, sono mortificate o espropriate del loro ruolo e della loro identità.
Molti, in questi anni , hanno abbandonato il partito amareggiati e
delusi, allontanati da una
sua conduzione “miope” rispetto alla
vera sua forza di incidenza sulla società, sensibile alle tematiche ambientali
e ormai pronta a sostenerle.
Quando, invece, esistono sul territorio “Buone Pratiche” che i Verdi hanno
saputo e sanno mettere in atto nelle esperienze locali ai vari livelli del
tessuto civile, tali esperienze non solo vengono scarsamente valorizzate, ma
vengono discriminate da quegli stessi dirigenti di partito che nelle medesime
sedi istituzionali perdono forza e credibilità.
Riteniamo questo aspetto sia ineludibile nella strategia che localmente bisogna attuare, per non restare anche in Campania, nell’oblio della testimonianza e della mancanza di consenso sociale e di rappresentanza politica ed istituzionale.
Noi riteniamo che questa sia la strada da continuare a perseguire per
uscire finalmente dal torpore politico nel quale la dirigenza locale,
forse per ”la paura di crescere” e del conseguente confronto interno, ci ha relegati agli occhi della società come il partito del non fare.
Cosa non vera, ma mal rappresentata e quindi facilmente strumentalizzata
dai poteri forti, che non hanno interesse alla salvaguardia del territorio o
del clima della nostra martoriata terra, ne tanto meno interesse a ricercare
una vera “ Equità Sociale”.
Bisognerà definire, contenuti e progetti e obiettivi della sinistra italiana.
Questa è una esigenza avvertita da una grande parte del nostro Paese che vuole cambiare e rivendica una politica nuova.
Alla sinistra “del fare” è affidata la responsabilità di dare subito, nel suo insieme, una risposta forte ed efficace a questa domanda di partecipazione e cambiamento.
Tuttavia, perché ciò avvenga, c’è una pre-condizione che secondo noi non solo è indispensabile, ma anche non rinviabile: porre fine alle divisioni, ai politicismi, ai tatticismi per dare risposte adeguate ai bisogni e alle aspirazioni di grande parte della società italiana, rinnovando nel profondo pratiche e contenuti della politica.
La sinistra non antagonista - nelle sue articolazioni politiche, sociali, associative, locali, di movimento - deve perciò promuovere uno spazio unitario e plurale, fondato sul pieno riconoscimento delle diverse forme della politica, così da realizzare e dar vita da subito all’apertura della fase costituente di un soggetto unitario, plurale e riformista della sinistra, per andare oltre i Verdi con il protagonismo e la titolarità piena e paritaria di associazioni, di singoli e delle tante forme dell’agire politico è per noi l’obiettivo prioritario, è il primo dei contenuti.
Con questo spirito non si intende oggi proporre l’ennesimo schema precostituito al quale aderire.
La proposta più interessante è quella di avviare un percorso comune,
rivolto ai tanti cittadini e militanti di tutte quelle formazioni politiche
“riformiste e solidali” che condividono le nostre preoccupazioni, i nostri
ragionamenti e obiettivi, che però credono
nella dialettica interna ai partiti e ai movimenti come momento di
aggregazione democratica che consenta il superamento di ogni pericolosa
cristallizzazione delle posizioni acquisite, che invece vanno sempre messe in
gioco per il bene comune di una crescita sociale adeguata ai tempi.
L’uso della “Rete
Lungo questo percorso intendiamo raccogliere adesioni in forma
individuale o associata, contributi di merito, proposte organizzative,
suggerimenti che possano convergere in una prima base di discussione per
un’assemblea, aperta al confronto con analoghe esperienze realizzate in altre
realtà con analoghi intenti che si dovrà tenere entro i prossimi mesi.
L’assemblea discuterà e proporrà i riferimenti di valore e progettuali
fondamentali, i percorsi dell’ulteriore elaborazione programmatica, della
sperimentazione sociale e politica e del suo radicamento, sulla base dei quali
dar vita alla costituente di un soggetto nuovo, ecologista plurale e riformista, nel quale possa
riconoscersi e farsi attiva e partecipe, nei nostri territori, l’insieme di una
sinistra progressista” ecologista , riformista ,equa e solidale”.
Enzo Rosario Magaldi