La Marcia Dei Silenziosi

La  tutela dei diritti  di chi non fa clamore.

Sembra strano, ma sento la necessità, quasi il desiderio, di dare voce a tutti quelli che vivono la propria dignità di uomini  e di cittadini isolati, inascoltati, nonostante le loro grida silenziose sono così consapevoli della disperazione e della gravità dell’attuale, difficile, momento.

Gente piene di amor proprio e senso dello Stato, cosa che manca a molti e, purtroppo, soprattutto a coloro che formano la cosiddetta classe dirigente che sa solo “seguire le regole del mercato”, ma che non lo sa guidare verso il senso più vero e sano della “civitas”.

Una marcia  che serve a dare voce a chi si alza al mattino presto e che, non per propria colpa, arriva comunque al posto di lavoro in ritardo dopo un calvario di un percorso che diventa nelle nostre città un percorso di guerra .

Una marcia per chi fa il proprio dovere in silenzio e lavora sperando che serva al  paese in cui nonostante tutto vuole credere per un futuro per i figli, per i nipoti, per i propri cari. Per chi riesce comunque, ancora, a guardare al futuro con un sorriso, nonostante le difficoltà per arrivare a fine mese in maniera dignitosa.

C’e un intero paese che subisce in silenzio ogni giorno frustrazioni e disagi, e, nonostante tutto, non reagisce in modo scomposto, ma in maniera assolutamente non violenta, con senso di responsabilità e del dovere, consapevole che tutte le vere rivoluzioni non sono quelle che in questi anni ci hanno propinato come tali, ma consistono nell’abbattere caste, privilegi e ingiustizie senza sostituirle con altre, consistono nella creazione di un “paese normale”, in cui la possibilità di emergere  sia effettiva ed uguale per tutti, in cui chi intende migliorare se stesso e lo Stato in cui vive può farlo senza doversi preliminarmente piegare ai “poteri forti”, in cui la meritocrazia sia la regola e non l’eccezione.

Ed invece questi cittadini eroici (perché l’eroismo non è dato dall’alzare la voce, ma nel vivere la quotidianità con dignità e in modo coerente con i propri principi) sono costretti a confrontarsi con una classe politica che a volte, trasversalmente, è composta da soggetti che intendono la propria funzione come uno squallido “far carriera”, legato solo ad una voglia del diventare ma non per un intento del costruire. Questa classe dirigente non rappresenta certamente la voglia di riscatto della cittadinanza onesta e silenziosa, che sempre più difficilmente riesce ad individuare esponenti anche nella classe politica in grado, in quanto a capacità e sostanza etica, di rappresentare concretamente e lealmente le proprie prospettive di riforma e di crescita comune.

Segno tangibile di ciò è costituito dalle allarmanti proporzioni che ha assunto il fenomeno dell’astensionismo, a tutti i livelli, nel nostro Paese, e dalla crescente indifferenza e diffidenza delle giovani generazioni nei confronti della politica, intesa spesso come un ristretto “club” che rappresenta esclusivi interessi di parte. 

Per cui occorre affermare, con forza, che la vera grande sfida, il vero grande orizzonte per la politica di domani non è tanto quella della ridefinizione delle forme e dei nomi delle aggregazioni partitiche, ma piuttosto saper raccogliere e rappresentare degnamente le istanze, le passioni, le idee e le necessità di questo insieme silenzioso e coraggioso di cittadini, costruire per loro e per le generazioni a venire una società in cui la vita sia opportunità e passione, e non mesta rassegnazione.

Napoli, 03/02/2006

Enzo Rosario Magaldi