A supporto delle nostre tesi “Sul non Voto”mi sembra assolutamente attuale la riflessione fatta oggi da Luigi Covatta sul quotidiano di Napoli, sui precedenti di come si sono affrontate le Crisi nel passato, in periodi di grande e grave difficoltà per il Paese .
Quindi mi pare utile ai fini di un ragionamento compiuto riportare la riflessione di Covatta appunto apparsa oggi 13 Agosto in prima pagina sul Mattino di Napoli .
- 13 agosto 2019
Corsi e Ricorsi
LE MOSSE DEL COLLE E IL PRECEDENTE DEL GOVERNO CIAMPI
Luigi Covatta
Fra tante rievocazioni di governi “balneari”, governi “elettorali” e governi “d’emergenza” quasi nessuno ha ricordato il governo Ciampi,che giurò il29aprile 1993 e rimase in carica fino all’11 maggio 1994: quando, in seguito ai risultati delle elezioni di fine marzo, venne sostituito dal primo governo Berlusconi. Eppure, a leggere bene l’intervista di Matteo Renzi al Corriere, è il precedente più appropriato all’ipotesi da lui avanzata. Continua a pag.39
Segue dalla prima
LE MOSSE DEL COLLE E IL PRECEDENTE DEL GOVERNO CIAMPI
Ciampi venne mandato alle Camere senza una maggioranza precostituita: anzi ,poche ore dopo il giuramento, dovette registrare perfino il ritiro di alcuni ministri che facevano riferimento al Pds. I l suo era un governo “di scopo”, ed al tempo stesso un governo “del Presidente”.Lo scopo era quello di approvare la legge finanziaria e di concludere gli adempimenti previsti dalla nuova legge elettorale: mentre il Presidente si riservava la prerogativa di porre fine all’esperienza quando lo avesse ritenuto più opportuno. Non fu un governo inutile , anzi. Servì innanzitutto a raffreddare un clima che era diventato incandescente dopo il pronunciamento del pool di Milano contro il “decreto Conso” ed il conseguente rifiuto di Scalfaro di promulgarlo(senza dire dell’esito del referendum manipolativo col quale
Veniva modificata la legge elettorale del Senato). Ma riuscì anche a redigere una decente legge finanziaria, negoziando nei contenuti con la consultazione bilaterale di tutti i gruppi parlamentari.E di in più portò a termi nel ’accordo fra le parti sociali avviato dal governo Amato,il cui esito non era affatto scontato: tanto che Bruno Trentin,ponendo una implicita “questione di fiducia”,dopo averlo firmato si sentì in dovere di dimettersi dalla segreteria della Cgil per verificare la solidità della propria leadership. Ovviamente ,la storia non si ripete. In questo caso, però, non si ripeterebbe in forma di farsa. Anche ora c’è da redigere la legge di Bilancio(perdipiù gravata dagli impegni presi con Bruxelles per evitare la procedura d’infrazione).E neanche ora mancano adempimenti da portare a termine per rendere operative nuove norme elettorali: addirittura la riduzione del numero dei parlamentari, che è una cosa più seria e complessa di quanto lasci intendere la propaganda grillina. Una prospettiva del genere, comunque, sembra più sensata di quelle che in questi giorni si prospettano in seno alle segreterie dei partiti: le elezioni subito, come vorrebbe Salvini col corteggio di Giorgia Meloni e di Giovanni Toti(da non confondere con Enrico,il quale le stampelle non le cercava presso gli amici ma le lanciava contro i nemici); oppure i ribaltoni,implicitamente auspicati da quanti a sinistra hanno riscoperto l’anima “popolare” dei Cinquestelle. Vedremo nei prossimi giorni osa deciderà Sergio Mattarella dopo l’esaurimento di tutte le procedure che regolano le crisi di governo (le quali in questo caso difficilmente daranno lumi).Quello che è certo è che anche nella sua memoria il precedente del governo Ciampi non dovrebbe essere svanito. E pazienzase qualcuno obietterà che quello fu l’ultimo governo della prima Repubblica: è facile prevedere, infatti, che il governo che verrà sarà l’ultimo della seconda.
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