Riforma del Senato, come funziona e cosa cambia. (Tratto da POLISBLOG)
Il senato dei cento – Il numero dei senatori passa da 315 a 100. 74 consiglieri regionali, 21 sindaci,
5 senatori nominati dal capo dello Stato per 7 anni.
La fiducia al governo – Il Senato non avrà più il potere di dare o togliere la fiducia al governo,
che sarà una prerogativa della Camera. Il Senato avrà però
la possibilità di esprimere proposte di
modifica anche sulle leggi che esulano dalle sue competenze. Potrà esprimere, non dovrà, su richiesta di almeno un terzo
dei suoi componenti e sarà costretto a farlo in tempi strettissimi:
gli emendamenti vanno consegnati entro 30 giorni, la legge tornerà quindi alla Camera che avrà 20 giorni di tempo per
decidere se accogliere o meno i suggerimenti. Più complessa
la situazione per quanto riguarda
le leggi che concernono i poteri delle regioni e degli enti locali, sui quali il Senato conserva maggiori poteri. In questo
caso, per respingere le modifiche la Camera dovrà esprimersi
con la maggioranza assoluta dei suoi
componenti. Il Senato potrà votare anche la legge di bilancio: le proposte di modifica vanno consegnate entro
15 giorni e comunque l’ultima parola spetta alla Camera.
Elezione del presidente della Repubblica – Cambia il quorum: non basterà più la metà più uno degli elettori,
ma serviranno i due terzi per i primi scrutini; poi i tre quinti; dal
settimo scrutinio saranno necessari i tre quinti dei votanti.
Niente ping pong – È probabilmente l’effetto più importante: l’approvazione delle leggi sarà quasi sempre
prerogativa della Camera, con il risultato che l’iter sarà molto più rapido.
Governo (ancora) più forte – Il governo avrà una corsia preferenziale per i suoi provvedimenti, la Camera
dovrà metterli in votazione entro 70 giorni. Il potere esecutivo si
rafforza ulteriormente a scapito del legislativo.
I senatori – Non saranno più eletti durante le elezioni politiche, ma in forma comunque diretta durante
le elezioni regionali. Ad esempio attraverso un listino apposito o
attraverso la nomina dei più votati.
Il meccanismo sarà comunque proporzionale ai voti conquistati a livello nazionale – per evitare uno
strapotere che già ci sarà alla Camera – e i neo-senatori dovranno
essere confermati dal consiglio regionale.
I poteri del Senato – Il Senato avrà indietro alcuni dei poteri che gli erano stati sottratti, tra cui il
più importante è quello in materia di politiche comunitarie.
Come doveva essere all’inizio del percorso di questa riforma,
insomma, il Senato si occuperà di enti locali italiani e anche di Europa. Avrà poi il ruolo di controllore
delle politiche pubbliche e di controllo sulla Pubblica Amministrazione.
Potrà infine eleggere due giudici della Corte Costituzionale.
La riforma del Titolo V. Con la modifica del Titolo V della Costituzione viene rovesciato il sistema
per distinguere le competenze dello Stato da quelle delle regioni.
Sarà lo Stato a delimitare la sua competenza
esclusiva (politica estera, immigrazione, rapporti con la chiesa, difesa, moneta, burocrazia,
ordine pubblico, ecc.).
Esame preventivo di costituzionalità. Aumentano anche i poteri della Corte Costituzionale,
che potrà intervenire, sempre su richiesta, con un giudizio
preventivo sulle leggi che regolano elezioni
di Camera e Senato. La Consulta dovrà pronunciarsi entro un mese, mentre la richiesta va
fatta da almeno un terzo dei componenti della Camera.
In questo modo si eviterà di avere una legge
elettorale per anni e anni salvo poi scoprire che si tratta di una legge incostituzionale. |