L’intervento di Giulio Di Donato .L’analisi in un libro: NAPOLI, LA CITTÀ SOSPESA .” Ora i fondi ci sono, ma si è vissuto di rendita su progetti concepiti in tempi lontani “
“Ivestimenti che arrivano solo se ci sono piani, opportunità,convenienze, ovvero se sì fa una politica di sviluppo. Mi chiedo: negli ultimi 30-35 anni abbiamo fatto questo a Napoli? 0 abbiamo campato di rendita su progetti concepiti in anni lontani?
Il sindaco Manfredi, persona che stimo, ha detto che la città non è più quella di Lauro o degli anni ‘80. Sarà. Ma le vecchie ferite sono tutte apette. Bagnoli è stata riconvertita? No. Nel’92 c’era un progetto. Oggi solo milioni di euro sprecati. L’area industriale?Idem. Cera un progetto, oggi niente. Centro storico e periferie? Cerano idee e proposte,oggi poco o nulla. La camorra è stata sconfitta? No, si è radicata. L’economia nera è scomparsa? No, diffusa ed estesa.La transizione metropolitana ed il decentramento realizzati? No, mai cominciati. La macchina comunale riformata? Non direi. Trasporti, strade, traffico, sicurezza, vivibilità, migliorati? Non proprio.
Prospettive, progetti, direttrici di sviluppo? Nessuna.
Alla fine degli’8o come mi ha ricordato Franco Verde, il Comitato tecnico scientifico del Comune (allora ce n’era uno) individuò 12progettuali (reindustrializzione, centro storico, la città ed il mare, ambiente, trasporti ecc.). Oggi, nulla. Intendia‘moci, Manfredi e la sua Giunta c’entrano poco. Alle loro spalle ci sono stati 30 anni di nulla. Di nulla. Anzi di colpe gravi, chiacchere, promesse,‘marketing, guasconate, bufale. Abbiamo perso il Banco di Napoli, (una rapina nel silenzio delle istituzioni locali), la soc. per il Risanamento pritizzata (una clamorosa speculazione immobiliare), con l’avallo delle istituzioni locali,ed in più una deindustrializzarione massiccia ha ucciso la classe operaia, ridimensionato il ruolo del sindacato, slabrato la convivenza democratica.
Non abbiamo peso politico col Governo centrale chespesso ci tratta come una zona infetta da tenere in vita con l’assistenzialismo di massa.Perdiamo capitale umano (imigliori se ne sono andati) e l’evasione scolastica, (una vera grave emergenza), è al top.Anche il capitale sociale non gode di buona salute sotto i colpi di una «modernità» che produce violenza- imbarbarimento- volgarità- lazzaronismo- tossine. Come uscirne
il libro di E. Cardillo,A.Manzo e I.Talia
Non accontentandoci dell’exploit turistico, non crogiolandoci nel successo folkloristico dei panni stesi, delle friggitorie e del grande Maradona. Per dirla in termini parastorici dovremmo decidere ad «entrare» nell’illuminismo, ad assumere comportamenti razionali, archiviare le restaurazioni e i demiunghi e accettare la sfida delle trasformazioni, a creare lavoro vero,a mettere mano alle periferie prima che diventino le nostre banlieu, ad essere competitivi, a valorizzare i punti forti di cui disponiamo in tutti î campi, per uscire dalla precarietà e chiamare a raccolta intorno ad un grande progetto di riscatto economico, sociale, umano, la città che da tempo non vota o lo fa solo per parentela o clientela, che tira a campare, che si accontenta dei soliti luoghi comuni, che non si candida ai comparti
produttivi, ad una reindustrializzazione compatibile, ‘che rinuncia a priori ad una sua promozione europea ed internazionale.
Si potrebbero fare molti esempi, a partire da San Giovanni a Teduccio, ai progetti di ricerca ambienta-
le, alle recenti iniziative dal Molo San Vincenzo, a Palazzo Fuga (speriamo di vederli),passando per la ristrutturazione dei rioni popolari ed il restauro del centro antico, alla trasformazione della città in una vera area metropolitana con Municipi funzionanti,trasporti coordinati, un sistema scolastico e formativo socialmente integrato. Forse siamo ancora in tempo. Forse no, In ogni caso varrebbe lpena tentare. Ponendo Napoli, con lesue piaghe, le sue potenzialità è la sua determina-
zione, al centro dell’attenzione nazionale.”
Giulio Di Donato
Tratto dal Corriere di luglio 2023