LA DISCUSSIONE.COM (WEB2) del 20-01-2021.”La visione di Livolsi. Dalla crisi politica, ai nuovi strumenti Finanziari.La visione di Livolsi. Dalla crisi politica, ai nuovi strumenti Finanziari. Ecco il nuovo mondo economico del 2021
Tratto da Crea Valore.:di Angelica Bianco mercoledì, 20 Gennaio, 2021 10321
“La visione di Livolsi. Dalla crisi politica, ai nuovi strumenti Finanziari. Ecco il nuovo mondo
economico del 2021
Instabilità politica e di Governo, il fardello della pandemia, l’utilizzo di strumenti come i “Piani
individuali di risparmio”, Pir – una forma d’investimento incentivata fiscalmente in Italia -, che però
so re di uno scarso appeal e poca “flessibilità”. Mentre gli Eurobond come altri strumenti economici e
fiscali necessitano di un nuovo coordinamento. Patrimoniale? Un errore. Sono alcune delle riflessioni
del professor Ubaldo Livolsi, esperto in sistemi fiscali e finanziari studioso dei problemi legati ai nodi
giuridici, politici ed economici. La sua analisi è a tutto campo, dalle questioni legate alla situazione
politica del Paese alle fluttuazioni di mercato. Una visione su temi di attualità che rappresenta oggi,
un valore di conoscenza verso il futuro
Ubaldo Livolsi
Professor Ubaldo Livolsi, le vicende politiche di questi giorni hanno portato alla riconferma del
Governo Conte che e etti possono avere avuto sulla canalizzazione del risparmio verso gli
investimenti produttivi nel nostro Paese?
“Al di là di come la si pensi, lo spettacolo messo in scena dai partiti ha ottenuto certamente un
risultato: ha determinato (oltre che una certa sorpresa vista l’emergenza sanitaria) incertezza sotto
l’aspetto economico. L’opposto di quanto abbiamo bisogno: la necessità di attrarre investimenti e
capitale di rischio per il rilancio delle imprese per produrre lavoro e occupazione. Il comparto
economico, imprenditoriale e produttivo del Paese chiede al Governo un orizzonte strategico di medio
periodo. Già abbiamo assistito ai primi segnali di sfiducia nei confronti dell’Italia con l’innalzamento
dello spread. Si sta creando nei nostri governanti un pericoloso atteggiamento – bisogna dirlo
purtroppo dovuto in gran parte alla pandemia – che ci si possa indebitare all’infinito. E incombe
sottotraccia l’incubo della patrimoniale, cui siamo per ovvie ragioni in questo particolare momento
fortemente contrari. Il tema invece è quello della detassazione degli strumenti che consentano alle
imprese di patrimonializzare e quindi investire nelle proprie società in più ambiti per renderle
competitive. Come ho già proposto in più contesti, riscontrando la sintonia di altri addetti ai lavori,
penso a un fondo misto pubblico privato con una liquidation preference a vantaggio dei privati. Allo
stesso modo anche per quanto riguarda i capital gain (vedi quanto già introdotto per i Pir) credo che
la soluzione per incentivare gli investimenti e la patrimonializzazione delle aziende sia la loro
tassazione, che vada modulata di erenziando l’investitore privato da quello pubblico favorendo il
primo”.
Quale potrebbe essere l’evoluzione dei Pir che potrebbe attrarre risparmiatori e investitori
istituzionali per il rilancio del nostro tessuto imprenditoriale e del Paese?
“Lo strumento dei Pir, tra i più recenti introdotti nel nostro Paese, è stato innovativo e si è rivelato
utile per allargare la prospettiva dell’investimento, anche alla luce delle nuove disposizioni legislative
che aboliscono la tassazione sui capital gain se i Pir sono detenuti da più di cinque anni e viene dato
loro un “appeal” fiscale di un credito d’imposta del 20% sulle perdite degli investimenti realizzati
nell’esercizio 2021. Forse gli spazi temporali per il disinvestimento dovrebbero essere ridotti. Il
problema, e qui vengo alla domanda, è che il contesto in cui trovano il loro spazio d’azione è poco
flessibile. È cioè di icile trovare liquidità per una buona parte dei Pir se le società non vengono
quotate e oggi l’o erta delle società alla Borsa FTSE MIB e all’AIM non consente quel ventaglio di
possibilità ampio proprio di altre piazze finanziarie. Di icile che un imprenditore decida di trovare
capitali con la quotazione in Borsa se questa operazione risulta complicata e poco flessibile. Gli
imprenditori e gli investitori italiani sono per loro natura di identi, l’evoluzione dei Pir sarà per così
dire spontanea quando di risolverà l’antica questione della semplificazione della quotazione e
dell’accesso alla Borsa e all’AIM riducendone gli alti costi e le pesanti procedure burocratiche”.
Cosa ne pensa della possibilità di un intervento coordinato a livello continentale, attraverso la
creazione di un fondo Europeo trans nazionale, che sottoscriva emissioni di nuove azioni nelle
imprese di tutta Europa, e che sia finanziato dalla BEI con capitale di rischio, aperto alla
partecipazione di società di gestione del risparmio, e con l’emissione di eurobond a lunghissima
scadenz
a?
“Gli Eurobond sono obbligazioni in euro cui partecipano aziende internazionali, alcune anche
italiane molto note. Anche la BEI è molto attiva nel partecipare a fondi di private equity o a finanziare
emissioni obbligazionarie di debito. Certamente, anche in base alle nuove dinamiche
macroeconomiche e alla luce dell’emergenza pandemica, si pone la questione di realizzare un
coordinamento e di un sistema di tutte questi strumenti. Il fulcro di tale cambiamento potrebbe
essere, più che il tema della liquidità di per se stessa, quello di consentire una maggiore osmosi tra il
pubblico e il privato – e il fondo misto pubblico-privato di cui parlavo prima ne è un esempio -. Le
resistenze sono da entrambe le parti e risentono di cause sia storiche, che di consuetudine, che di
conoscenza. Alquanta parte degli imprenditori e degli investitori non si fidano del pubblico, temono
di essere esautorati dalla loro volontà decisionale e di idano di eventuali future tassazioni (tipo
patrimoniale) circa gli investimenti che gli vengono proposti. Ripeto, a mio avviso, sia a livello
nazionale sia europeo, deve essere ribadito e compreso dalle autorità governative e finanziarie che il
recupero dell’economia europea e quindi dell’occupazione e della ricchezza dei cittadini, potràavvenire solamente con una visione chiara di medio periodo, che metta l’Impresa (privata e pubblica)
al centro delle politiche di sviluppo permettendo ad essa di essere competitiva e vincente nello
scenario della concorrenza mondiale”.