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CHI DECIDE IN SANITA'

 CAPITOLO QUARTO 

L'INFORMAZIONE COME STRUMENTO PRINCIPALE PER LA CONOSCENZA DEI BISOGNI DI SALUTE E PER LA PROGRAMMAZIONE E LA GESTIONE DEI SERVIZI

Premessa

Abbiamo sostenuto, tra l'altro, che una proficua e forte integrazione di tutte le componenti professionali e non, che operano nel campo socio‑sanitario, è essenziale ai fini della salvaguardia della salute pubblica. Questa cooperazione risulterà efficace ed efficiente solo se si è nelle condizioni di avere a disposizione "informazioni" inerenti lo "stato di salute" di una popolazione di un determinato territorio e i suoi bisogni socio‑sanitari, in modo che, congiuntamente, si possa intervenire razionalmente cori azioni finalizzate alla risoluzione del problema eventualmente emerso.

In questo capitolo tratteremo del Sistema Informativo Sanitario che rappresenta uno strumento indispensabile per la programmazione, la gestione e la valutazione sia a livello nazionale, regionale, che di UUSSLL e di distretto, di qualsiasi tipo di intervento, in particolare degli interventi con finalità di prevenzione.

Riporteremo un'indagine ad "hoc" condotta in Campania che, tra l'altro, ha contribuito ad evidenziare l'efficienza di alcune strutture sanitarie, il livello culturale raggiunto dalla popolazione e l'efficienza del controllo igienico sanitario.

Parleremo, inoltre, della spesa sanitaria campana, poiché la ripartizione dei fondi a favore delle UUSSLL prima, e la suddivisione per aggregati poi. è la principale risorsa per le attuazioni di politiche sociosanitarie a livello locale.

4.1. Il Sistema Informativo Sanitario.

Oltre che come studio degli elementi che determinano l'incidenza e la prevalenza della malattia, l'epidemiologia può essere intesa come fonte di informazione per chiunque operi in campo socio‑sanitario, sia in merito alle modalità di prevenzione, sia per la valutazione dei servizi. Si possono usare le informazioni epidemiologiche per prevenire oltre che per curare; si può partire nello studio, dal concetto di salute e dalla sua promozione e non dalla malattia, misurando programmi a carattere preventivo e quindi, sviluppando variabili, indicatori e "segni" che lo rendano possibile.

È certamente più difficile misurare la salute che non la malattia. Infatti la salute è ancora un concetto ambiguo, variabile, mutabile, di conseguenza anche nello sviluppo degli studi sugli indicatori sanitari prevale il corpo "storico", ad es, la mortalità, mentre gli indicatori, quali quelli di bisogno, sociali. ambientali, ecc.. inerenti un concetto di salute in senso positivo, più atti a misurare programmi preventivi di carattere sociosanitario, hanno una vita ancora relativamente difficile, perché si riferiscono, prevalentemente, allo sviluppo della ricerca, ai suoi riflessi sociali, psicologici, affettivi e quindi, più in generale, ad argomentazioni inerenti la qualità della vita.

Se l'indagine epidemiologica per un servizio di base è lo studio e l'analisi dei problemi emergenti ai vari livelli nel territorio di competenza, il Sistema Informativo è la sistemazione e l'organizzazione sia verticale che orizzontale, sia statica che dinamica, delle informazioni emerse, ed è costituito, da una parte, dalla rete dei rapporti fra soggetti che partecipano in veste di emittente-ricevente alla produzione-circolazione, e dall'altra dall'uso dei segni e dell'insieme di strumenti, dai più semplici ai più complessi che mediano questi rapporti.

Non bisogna pensare che le informazioni, per le finalità alle quali ci riferiamo, stiano da qualche parte pronte per essere utilizzate. Esse, sia che siano già state parzialmente trattate da altri, sia che scaturiscano contestualmente dal fenomeno che si osserva, sia che vengano ricavate attraverso procedure ad hoc, vanno comunque raccolte e memorizzate, in un modo che dovrà essere funzionale all'uso che se ne intende fare.

Inoltre, bisognerà conservare quelle non utilizzabili subito, ma destinate ad una lettura da farsi in altra fase o in altra sede, in modo che non si perdano e non si deteriorino. Quindi interverrà l'esigenza di trasferirle, ad esempio, ad altri operatori che abbiano bisogno delle stesse informazioni; di elaborarle e di rapportarle ad altre per ottenere descrizioni, spiegazioni e indicazioni; di selezionarle e aggregarle per poter fornire delle sintesi ai livelli funzionali superiori del sistema. rutto ciò dovrà avvenire a scadenze determinate, o addirittura in modo continuo. In alcuni casi sarà la fase di raccolta a segnare il passo, in altri il ritmo di generazione delle informazioni, di cui si è prevista la memorizzazione ed elaborazione; alcune infonnazioni dovranno mantenere uno stretto rapporto con interventi di volta in volta previsti, altre sono a priori accantonate per usi rari, ma imprescindibili, come, ad esempio, per finalità fiscali o legali.

Insomma, come dice Vitas (1987), un Sistema Infor­mativo è costituito dalle procedure, le regole, i supporti di memorizzazione (schedari, cartelle, registri, ecc.), i canali di trasmissione, la rete di rapporti, le stazioni di analisi e quelle di smistamento, nonché dalle decisioni che per esse vengono prese a livello gestionale e di governo.

La sua architettura deve rispondere ad alcune leggi di logica e di ingegneria delle comunicazioni; il flusso di in­fonnazioni destinato a percorrerlo deve tendere il più possi­bile a rispondere a precise domande; queste ultime dovreb­bero scaturire, almeno nel nostro campo di riferimento, da esigenze di conoscenza sul funzionamento del servizio e da ipotesi epidemiologiche orientate alla prevenzione.

È bene sottolineare che a monte di un efficiente SI bisogna essere nelle condizioni di:

a) condurre un'indagine territoriale in diversi settori, quali quello demografico, quello relativo alla rilevazione dei fattori ambientali, alla ricognizione dei bisogni e all'analisi di localizzazione dei servi­zi;

b) condurre indagini ad "hoc" definendo il problema, la popolazione da studiare c la specifica dei dati da raccogliere;

c) porsi gli obiettivi da raggiungere e selezionare la popolazione bersaglio;

d) scegliere gli indicatori socio‑sanitari idonei per lo studio del problema.

Sarebbe, inoltre, utile una Banca Dati per l'accumulo delle conoscenze.

4.2. Gli attori del SIS.

A livello nazionale gli attori che partecipano al Sistema Informativo Sanitario sono:

‑ il Ministero della Sanità col Servizio Centrale Programmazione Sanitaria che ha funzioni di raccolta delle informazioni attraverso schede che gli uffici locali sono dovuti a compilare obbligatoriamente in seguito a promulgazioni di opportuni Decreti Ministeriali;

‑ L'ISL, l'ISSPELS e ISTAT che raccolgono informazioni limitate ad alcuni settori loro precipui;

‑ la Regione che è preposta alla coordinazione ed elaborazione delle informazioni che provengono o dal livello superiore o da quello locale. verificando la "tenuta" dei flussi informativi attraverso il SIREC;

‑ infine,le strutture di base dei servizi socio‑sanitari i quali dovrebbero già aver provveduto all'istituzione del SILOC.

II Sistema Informativo Regionale (SIREG) e il Sistema Informativo Locale (SILOC), sono i due livelli sui quali la Regione Campania ha articolato il SIS previsto dall'articolo 16 della L.R. 36/87 già descritta dettagliatamente nel precedente capitolo.

La regione Campania ha attivato diversi flussi informativi; quello relativo le cause di morte (RENCAM), le malformazioni congenite (IPIMC), per le malattie infettive e in particolare per l'AIDS e per alcuni aspetti dell'area materno infantile. In particolare ci riferiamo alle procedure riguardanti le interruzioni di gravidanza (IVG), le attività annuali dei servizi consultoriali della regione, l'individuazione dei casi di ipotiroidismo congenito e di fenilchetinuria per i quali attualmente è in via di elaborazione un registro regionale.

Entreremo nei particolari di alcuni di questi "flussi informativi", per meglio chiarirne gli obiettivi e le modalità attraverso le quali si tenta di raggiungere gli stessi.

4.3. Registro campano per la sorveglianza delle malattie congenite (IPIMC).

I difetti congeniti sono una delle cause principali di mortalità infantile e con le malattie genetiche sono causa di circa la metà dei ricoveri ospedalieri in età pediatrica. Nello stesso tempo rappresentano una delle maggiori cause di handicap nell'età evolutiva e secondo alcune stime. si ritiene che per ogni bambino con difetto congenito o malattia genetica, che muore nel primo anno di vita, cinque sopravvivono con disabilità più o meno gravi.

La prevenzione è considerata universalmente l'unico strumento in grado di migliorare gli indici citati. Le informazioni sono gli unici strumenti validi per misurare l'impatto dei difetti congeniti sulla popolazione. di identificarne talora le cause, di sviluppare presidi di prevenzione e di misurarne l'efficacia.

L'informazione è ricavata da registri di sorveglianza in cui vengono stabiliti a priori alcuni elementi fondamentali relativi a specifici difetti congeniti.

Il Registro Campano, uno dei sette registri operanti in Italia, ha iniziato la sua attività il 1 gennaio 1991 con l'obiettivo principale di continuare, con specifica attenzione ad aspetti locali, la sorveglianza sulle malformazioni già operate da anni attraverso la collaborazione di circa 15 punti nascita regionali con l'IPIMC.

Da allora, tino al marzo 1993, il numero dei nati sorvegliati è progressivamente aumentato fino a raggiungere l'attuale copertura di 40.000 nati, pari a circa il 50°,% del totale.

Ciò è dovuto al proficuo contributo di esperienze e di studio di tutti gli operatori impegnati in questo campo.

Da fonti ISTAT, però. "si registra in Campania un lievo eccesso di nati con difetti congeniti, nonché di mortalità per questa causa" (Rapporto sulla sorveglianza in Campania, 1991).

Dove sono i punti deboli? Nella prevenzione primaria, nella diagnosi prenatale, nel trattamento dei bambini con difetti congeniti?

Mancano, probabilmente, momenti decisivi che non si fermino al solo accertamento tempestivo ed alla notifica delle malformazioni, e che vadano oltre ed affrontino questi problemi con studi di prognosi e di valutazione dell'efficienza delle offerte assistenziali. AI di là di interessi esterni a quelli di una collaborazione reciproca degli addetti ai lavori, è necessario coinvolgere tutti coloro che hanno in cura i nostri bambini per una razionale azione atta alla diminuzione di siffatte malattie.

4.4. Registri Nominativi Per Causa di Morte (RENCAM).

I dati di mortalità sono uno strumento necessario nel campo sanitario per conoscere la patologia presente in una determinata popolazione ed avere quindi una valutazione del relativo stato di salute, identificare i problemi sanitari esistenti ed eventuali priorità di intervento.

La Regione Campania, attraverso l'istituzione del registro di mortalità (RENCAM), partecipa attivamente alla rilevazione dei dati di mortalità dal 1987, limitandosi per lo più alla loro semplice registrazione.

Per quanto attiene il nostro territorio, possiamo dire, dopo una attenta valutazione, che fino al 199(1 le due cause di morte più rilevanti erano riferibili alle malattie del sistema circolatorio e ai tumori che rappresentano quasi il 70% del totale delle morti.

Il RENCAM è un esempio di integrazione di numerose strutture e di numerosi operatori chiamati a collaborare per una precisa informazione circa la causa di morte: esistono, infatti, diverse schede di compilazione (ad es gli Uffici di Stato Civile devono registrare l'evento e soffermarsi in particolare sugli aspetti che hanno rilevanza per l'utilizzo di tali dati a fini statistico‑epidemiologico e 1e UUSSLL attraverso le proprie strutture e il proprio personale dovrà occuparsi della trasmissione dei dati a livello regionale, della archiviazione a livello 1!SL, della organizzazione del "registro cause di morte", della riservatezza e confidenzialità dei dati).

Nell'ambito di questo Sistema Informativo, la Regione Campania ha instituito uno specifico registro per gli "Eventi Sentinella".

Per "Evento Sentinella" si intende un caso di malattia o di morte o, comunque, di alterazioni dello stato di benessere psico‑fisico, che potrebbe essere evitato dal buon funzionamento dei servizi sanitari e della corretta applicazione di tecniche note; il verificarsi di un determinato evento potrebbe pertanto essere "sentinella' di carenze della struttura sanitaria e rappresentare un campanello di allarme di realtà in cui è necessario indagare ed intervenire.

La rilevazione degli "eventi sentinella" rappresenta una delle possibili modalità di approccio alla problematica della valutazione dei servizi sanitari. t attraverso i certificati di morte che si identificano gli "eventi sentinella". Le cause di mortalità sono, fra le altre, di tipo infantile, infettivo, epilettico e conseguenti cure mediche e chirurgiche.

4.5. Sistema Informativo per le malattie infettive.

La rilevazione dei dati epidemiologici relativi alle malattie infettive è una fase essenziale della prevenzione di tali patologie e in particolare si colloca in una fase iniziale dei momenti che costituiscono la profilassi a specifica.

La conoscenza della situazione epidemiologica territoriale è un elemento basilare per attuare una corretta programmazione sanitaria ed un migliore utilizzo delle risorse disponibili.

La normativa italiana prevede l'obbligatorietà delle notifiche delle Malattie Infettive e la corrispondente comunicazione, da parte delle singole IJUSSLL, alla regione e agli organi centrali (Ministero, Istat, ISS).

In particolare, con il D.M. del 15.12.1990, il Ministero ha inteso risisternatizzare e razionalizzare questo importante flusso informativo prevedendo diverse modalità di comunicazione delle informazioni, a seconda di diversi gruppi di malattia, suddivise in cinque classi secondo criteri che tengono conto della gravità delle possibilità di intervento, di interesse per gli organismi centrali (Ministero. OMS) e per gli organismi periferici.

La Regione Campania, nell'ambito di questo flusso. provvede alla raccolta delle notifiche e al loro invio agli organi centrali, curando anche, mediarne un apposito archivio informatizzato, una prima elaborazione dei dati che tiene cotto della loro distribuzione spaziale e temporale. Inoltre la Regione provvede alla realizzazione dì sistemi di sorveglianza specifici per singole malattie infettive. tra quelle considerate di maggiore interesse. come la Leismaìosi viscerale. la Legioneliosi. la TBC e le Meningiti batteriche.

4.6. Indagini ad "hoc"

Un importante capitolo di attività. in relazione alla gestione del SIS sono le indagini "ad hoc'. Analizzeremo in particolare un'indagine condotta sulle vaccinazioni obbligatorie e raccomandate svolta nel corso del 1992.

Gli obiettivi dell'indagine erano:

‑ ottenere, per i bambini nati nel 1991 in Campania, una stima della copertura vaccinale per D r (antitetano e anfidifterite). OPV o IPV (antipolio). HBV(antiepatite):

‑ ottenere una stima della copertura per l'antipertosse e l'antimorbillo;

‑ verificare se (esecuzione delle vaccinazioni era avvenuta nei tempi previsti;

‑ identificare i motivi della mancata. ritardata o non completa vaccinazione;

‑ verificare l'utilizzo delle strutture del Servizio Sanitario per l'esecuzione delle vaccinazioni.

Questa indagine, tra l'altro, ha comportato lo studio di altri aspetti della salute dei bambini in Campania, come l'allattamento al seno, frequenza degli incidenti domestici e sicurezza stradale, dei quali, però, in questo lavoro non riportiamo i risultati.

Il campione utilizzato è di tipo probabilistico e precisamente quello "a grappoli" o di "cluster".

Sono state campionate 420 famiglie intervistate da operatori dell'O.E.R, appositamente istruiti e da operatori delle UUSSLL in cui si è svolta l'indagine. possibilmente addetto alle vaccinazioni. Ciò garantiva, da una parte, la uniformítà delle procedure di indagine; dall'altra minore diffidenza e maggiore disponibilità da parte delle famiglie al momento del contatto.

Le informazioni richieste riguardavano la storia vaccinale dei bambini. le date delle vaccinazioni obbligatorie e raccomandate, i motivi di eventuali ritardi o non completamento del ciclo, alcune caratteristiche delle madri (età, parità, istruzione, occupazione) e dei bambini (peso alla nascita, ricoveri ospedalieri, incidenti, allattamento al seno).

Le date delle vaccinazioni sono sempre state confrontate con quelle ricavabili dai cartellini o dai certificati vaccinali.

Successivamente sono stati anche intervistati, mediante un questionario, i responsabili dei servizi vaccinali allo scopo di raccogliere notizie sulle modalità dell'offerta delle vaccinazioni nelle UUSSLL.

AI momento dell'intervista i bambini avevano tra i 13 e i 24 mesi di età; tutti quindi avrebbero già dovuto completare il ciclo primario da almeno due mesi.

Ma è risultato che il 22% dei bambini di Napoli non aveva completato il ciclo; che il 10% dei bambini delle altre province non era ben immunizzato contro DT e Polio; che l'8% dei bambini napoletani non aveva ancora effettuato la seconda dose e che 1'1,4% non aveva proprio avviato il ciclo.

Una prima riflessione riguarda il fatto che i bambini napoletani presentano una copertura vaccinale inferiore ai bambini del resto della regione. Anche i dati relativi alla vaccinazione contro l'epatite B, pur presentando una copertura vaccinale soddisfacente, non rispondono alle attese. considerata la sua obbligatorietà dal 1991.

Complessivamente. dai dati ottenuti, si evince che è presente un ritardo nel completamento del ciclo (meno del 70% dei bambini all'età di 13 mesi ha completato il ciclo). Ma quali sono i motivi di questi ritardi?

Le famiglie dicono di essere ben informate sulle vaccinazioni obbligatorie e non hanno dubbi sulla loro utilità. 1 motivi addotti a spiegazione dei ritardi sono rappresentati soprattutto da malattie dei bambini e da problemi familiari: ma nessuna di esse costituisce una controindicazione e per alcune non sarebbe nemmeno necessario posporre la seduta vaccinale e, poi, in molti casi la madre ha riferito di una malattia non sapendola specificare.

Per quanto riguarda le vaccinazioni raccomandate é risultato, dai dati ottenuti, una percentuale di bambini vaccinati molto bassa (solo il 12%).

Anche per queste mancate vaccinazioni i motivi addotti sono soprattutto la mancanza di informazioni o informazioni inesatte, come quella della pericolosità del vaccino.

I centri vaccinali pubblici svolgono il ruolo principale nella vaccinazione dei bambini in Campania, ma non riescono ad avere un ruolo propulsore per le vaccinazioni raccomandate e mostrano difficoltà anche per la vaccinazione antiepatite. Per le vaccinazioni raccomandate sono molto attivi i medici di fiducia, in particolare i pediatri.

Confrontiamo ora i risultati ottenuti nella Regione Campania con quelli relativi la Lombardia, la Toscana, le Marche e l'Abruzzo:

Vaccino        Lombardia      Toscana           Marche           Abruzzo       Campania

% dose

 dt3                 95%                 95%                 99%                 95%                 90%

antiHBV        92%                 81%                 87%                 63%                 65%

pertosse        71%                 26 %                51%                 ?I%                  14%

morbillo         53%                 44%                 36%                 19%                 9%

Si evince chiaramente come la regione Campania occupa l'ultimo posto in merito al ciclo completo delle vaccinazioni che per legge sono obbligatorie. Per le vaccinazioni raccomandate, riteniamo, che le differenze sono fortemente legate alle politiche regionali di offerta di questi vaccini. I livelli di copertura più elevati sono stati riscontrati in Lombardia; mentre in Campania i bambini sono da due a sei volte meno vaccinati rispetto alle altre regioni. Anche rispetto ai tempi prescritti per la copertura vaccinale obbligatoria, i bambini della nostra regione risultano gli ultimi in classifica. Ci si dovrebbe chiedere perché nella nostra regione il primo contatto con i bambini da vaccinare. essenziale per il buon andamento del ciclo, viene stabilito con ritardo.

Per quanto riguarda il questionario compilato dai responsabili dei servizi vaccinali, è risultato che il 73% dei centri inviano una cartolina di invito a tutti i nuovi nati per le vaccinazioni obbligatorie e che il 79% cerca attivamente coloro che non si presentano per la prima volta e coloro che non completano il ciclo. Concludiamo con le seguenti osservazioni:

1) il livello di immunizzazione dei bambini campani contro polio, difterite e tetano è elevato, ma non quanto ci si aspetterebbe, visto che si tratta di un obbligo di legge e che nelle altre regioni le coperture sono molto migliori;

2) il ritardo e il non completamento del ciclo vaccinale indicano che il servizio non è adeguato;

3) il motivo prevalente per cui i bambini ritardano o non completano il ciclo è costituito dalle malattie, ma queste, se esaminate una per una, spesso non giustificherebbero nemmeno il differimento della seduta:

4) la vaccinazione antiepatite, studiata nel primo anno dellasua obbligatorietà sancita dalla legge, non raggiunge gli stessi livelli delle altre obbligatorie, presumibilmente a causa di una certa inerzia dei servizi nell'avviare l'aggiunta di questa nuova vaccinazione alla seduta;

5) per quanto riguarda le vaccinazioni raccomandate, le famiglie sono poco e male informate, i servizi per lo più non offrono il vaccino ne lo rendono disponibile, tanto che per quel poco che si pratica, sono i medici c i pediatri di famiglia e non la Sanità Pubblica ad avere un ruolo maggiore nella prevenzione di queste malattie

Queste osservazioni confermano, in coerenza con altri studi e attività di sorveglianza realizzate in Campania nel corso dell'ultimo decennio, una situazione vaccinale che prima di tutto è indice di carenze nell'organizzazione dei servizi preventivi territoriali, di grosse sacche di evasione che in situazioni locali potrebbero configurare condizioni di forte rischio. Si riscontra una critica situazione organizzativa ed operativa dei centri vaccinali delle UUSSLL, che non risponde ad un modello uniforme sul territorio regionale.

A nostro avviso appare indispensabile ricondurre gli interventi vaccinali d'obbligo ad una modalità di azione per programmi, individuando figure e compiti, presidi, servizi e professionalità, cui affidare le responsabilità per la conduzione dei programmi sanitari di interesse pubblico. C'è l'esigenza di garantire un continuo aggiornamento differenziato a seconda delle aree di intervento del personale sanitario. La popolazione, anche attraverso l'utilizzo dei personale sociale, deve essere informata, sensibilizzata e contattata ai fini della tutela della propria salute (Rapporto sulle vaccinazioni in Campania).

Al fine di riconfermare lo stato di arretratezza e di inadeguatezza di alcuni impianti produttivi alimentari della nostra regione ci pare opportuno riportare sinteticamente una indagine svolta anch'essa dall'O.E.R.

Ci riferiamo ai casi di "botulismo" verificatisi in Regione Campania nel periodo agosto‑ottobre del trascorso armo.

Di questc infezioni, spesso letali, si è sempre sentito parlare, attribuendole alla scarsità dell'igiene adottata quando artigianalmente, per uso proprio, si conservano alimenti sottolio. Si è invece scoperto che anche alimenti, nel caso specifico melenzane arrostite, prodotti su scala industriale, dove massima dovrebbe essere il controllo igienico da parte degli organi preposti, rappresentano a volte, un grave pericolo per la popolazione.

Negli ultimi tre anni si sono avuti dai 20 ai 30 casi di "botulismo" in Italia, dei quali 22 nella nostra regione. A cosa attribuire questo stato di cose?

E’ vero che le conserve alimentari sono parte integrante della nostra alimentazione tradizionale e che conservate sottolio costituiscono un ambiente ideale per il botulismo. Iuta è vero pure che molte industrie conserviere sono state costrette a chiudere, perché, in seguito a questo evento acuto (1 Z casi!) si sono predisposte le necessarie visite sanitarie che hanno dato esito negativo. Perché non effettuarle preventivamente? Per scarsità di mezzi in dotazione degli organi preposti? Per clientelismo? Crediamo per entrambi i motivi. Sarebbe possibile portare altri esempi che condurrebbero alle stesse conclusioni.

L'epidemia da "asma" sviluppatasi nel dicembre 1993, in relazione all'arrivo nel porto di Napoli di una nave carica di semi di soia è un esempio concreto di tale realtà: i "silos" del porto di Napoli interessati alle operazioni di carico e scarico sono stati chiusi perché non a norma e inidonei all'effettuazione di tale lavoro, perché privi dei filtri necessari ad evitare il rilascio nell'ambiente esterno del particolato di soia.

4.7. Alcune riflessioni

Possiamo affermare che 1' "informazione" sanitaria rappresenta I'input necessario ai tini della pianificazione. Infatti ciò che permette la formulazione degli obiettivi da articolare in un piano sanitario, è la raccolta dei dati attraverso i quali è possibile conoscere lo stato dei bisogni e la domanda degli utenti ed essere in grado di dare risposte adeguate. Ciò è possibile attraverso la programmazione dettagliata degli interventi in seguito ad attenta interpretazione ed approfondita valutazione dei dati disponibili.

La fase applicativa è costituita dagli aspetti di gestione e di organizzazione dei servizi sanitari.

Purtroppo il tipo di lavoro svolto dagli operatori sociosanitari è a tutt'oggi rivolto ad affrontare le "emergenze quotidiane".

Questa cultura del lavoro è forse uno dei primi ostacoli per una gestione corretta dei servizi. Essa rende il Sistema Informativo orfano dei genitori, perché l'elaborazione dei dati non ritorna solitamente al punto di partenza, e sterile dei figli, perché quantunque questa mole di informazioni permetta la stesura di piani e programmi, difficilmente questi saranno applicati. Ciò complica il passaggio successivo relativamente al controllo e verifica di qualità.

Vai la pena ricordare che in un'ottica di corretta gestione dei servizi, la verifica serve non solo a qualificare e quantificare le attività, ma soprattutto alla ricerca dei motivi degli scostamenti dagli "standards" indicati nella pianificazione e precisati nel programma. Questa ultima fase, vissuta nei poli di riferimento centrali, consentirebbe il ritorno dell'informazione alla periferia e quindi il buon funzionamento del sistema, in quanto consentirebbe alla periferia di operare su dati elaborati concretamente, costituendo un incentivo per gli operatori.

Le cause di disfunzione sono molteplici e di diversa natura come per esempio uno stile di lavoro ormai cristallizzato. Solo una formazione permanente degli operatori può rimuovere alcuni disservizi del SIS.

REGIONE CAMPANIA - RAFFRONTO SPESA 1999 SU 1998 (dati x 1000)
azienda spesa 1999 spesa 1998 variazione %
  preconsuntivo trascinamento consuntivo 99 su 98
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         

 

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