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20. LOMBARDI A DE MARTINO

Roma, 13.12.1963

Caro De Martino,

giovedì sera, allorché, chiusi i lavori della direzione, discutemmo sulle possibilità residue di evitare « politicamente » la minaccia di scissione nel partito, l'ipotesi di convocazione di un congresso alla scadenza di una tappa significativa e « nodale » dell'azione di governo per esempio quella della programmazione, apparve a molti di noi politicamente utile al partito e per nulla dotata di carica eversiva nei confronti delle condizioni di governo. La difficoltà che si ravvisò alla sua attuazione consistette nella probabile riluttanza della corrente di maggioranza.

Ignoro se tu abbia fatto dei passi per chiarire la fondatezza di tale supposizione: per mio conto ne ho fatto presso i compagni che mi sono più vicini e ne ho tratto conferma della giustezza e opportunità del nostro punto di vista ma anche la decisione a non condividere la responsabilità della maggioranza della corrente ove essa, rigettando la proposta, rendesse impossibile questo estremo tentativo di evitare la sciagura della scissione.

Il tempo stringe: entrò domani, sabato occorre fare il necessario. Dopo sarebbe troppo tardi. Compete a te la responsabilità di una iniziativa pubblica e pronta: sono a tua disposizione, e con me molti compagni (più di quanto non si suppone comunemente) ad aiutarti senza alcuna riserva. Ma devo aggiungere che né io né questi compagni potremo ammettere che l'unità (del resto già così dubbia) della corrente sia pagata con l'unità del partito.

Tuo cordialmente

Riccardo Lombardi

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