(precedente) (seguente)
23. LOMBARDI A DE MARTINO
Roma 7 ottobre 1964
Caro De Martino,
suppongo, non ti sia sfuggita la eccezionale gravità dell'intervento di Nenni, ieri, alla Direzione del Partito. Egli ci invitò a « ritornare ,alle origini, allorché si decise la , politica di centro-sinistra > . « Quale fu. egli si è domandato, l'idea ispiratrice di quella politica? » La risposta è stata precisa: « essa fu la decisione di garantire la stabilità politica nella democrazia repubblicana ».
Sarei ipocrita se affermassi di esserne rimasto sorpreso; ma non ti scriverei la presente lettera se non fossi rimasto spaventato soprattutto dalla tranquilla sicurezza con cui Nenni ha, per la prima volta esplicitamente, teorizzato il rovesciamento della politica del Partito se non addirittura della natura del Partito.
Intendimi bene: se quella enunciazione fosse stata una formula sbrigativa per definire approssimativamente una politica, non me ne scandalizzerei troppo. Ma ciò che, per l'appunto, mi ha spaventato, è il rigore e la coerenza con cui Nenni ha informato a quella sua interpretazione tutto il suo lungo (oltre un'ora) e certamente non improvvisato intervento nei quale non fu possibile cogliere alcuna contraddizione con il principio enunciato; e invece un puntuale riferimento, quasi la deduzione da quell'unico principio di tutta la linea suggerita al Partito, puntuale nella scelta dei richiami storici (Italia 1922, Francia, Spagna), puntuale. nelle conclusioni.
Da ieri dunque, per esplicita e meditata dichiarazione del più prestigioso dei suoi leaders, il nostro Partito è divenuto il garante della stabilità politica: non ancora anche della stabilità sociale, ma la distanza non è immensa.
Ancora una volta ti prego di intendermi bene: io non imputo a Nenni l'oblìo del fatto che la democrazia, sviluppo e progresso per definizione, non può essere stabilità, cioè conservazione; queste cose Nenni le può insegnare a tutti noi. Ma per lui il « momento >> essenziale, prioritario e decisivo, è divenuto la stabilità; e la logica, non solo politica, vuole che a tale esigenza primaria sia subordinata ogni altra; nella dialettica equilibrio-progresso è ormai il primo termine, non il secondo che conta; e per fugare ogni dubbio e scoraggiare ogni interpretazione diversa, Nenni ha uniformato rigorosamente a quella logica il suo allucinante discorso.
Non ho certamente bisogno di ricordare a te dove siffatta logica conduca: mi basta ricordare a me stesso dove ha condotto la socialdemocrazia italiana e dove sta conducendo il nostro Partito.
Ma è a te che devo ricordare come non sia in potere di nessuno il sovvertire la storia (recente) del nostro Partito, o, più modestamente, le decisioni congressuali; ricordare a te che non soltanto in tutti i nostri congressi, ma nel corso della polemica esterna ed interna che presiedette alle nostre decisioni, non esiste traccia di quella che si pretende oggi esserne stato il principio e il criterio ispiratore; un criterio e un principio ispiratore vi fu, ma diverso ed opposto, sicché, se traccia si trova nelle nostre risoluzioni e dibattiti del primo, vi si trova solo per respingerlo come improponibile. Ciò non vuol dire che esso non « ispirasse » già allora. un certo numero di compagni; vuol solo dire che non assunse allora coerente, esplicita e, aggiungo, confessata espressione politica. Se oggi la assume, passando dai « riposti pensierí » alle esplicite definizioni, suppongo bene che non avvenga per caso. Ma allora vorrai riconoscere, spero, che la polemica mia e di altri compagni all'interno della vecchia maggioranza autonomista dal congresso di Napoli passando per quello di Milano e finalmente a quello di Roma, non fu capricciosa, né diretta contro fantasmi: quei supposti fantasmi oggi sr materializzano per rivelarci, addirittura con un certo fastidio, che le belle parole di ieri non furono se non l'avanspettacolo destinato agli inesperti o ai deficienti, mentre lo spettacolo serio comincia oggi ed in esso la parte gloriosa assegnata al Partito socialista è quella di tutore dell'ordine, dell'equilibrio, della stabilità. Non più dunque la spinta a trasformare la società, ma la preoccupazione di garantirne l'equilibrio. Ordine dunque; forse anche « ordine e progresso »; ma prima di tutto ordine. Durante gli intervalli del nuovo spettacolo sarà utile una meditazione sui diciassette anni perduti e fatti perdere a polemizzare con Saragat.
Tu mi domanderai perché scrivo a te e non a Nenni queste considerazioni!-certo impietose: ti rispondo che a Nenni replicai brevemente in fine seduta di ieri della nostra Direzione, proprio perché non residuasse la minima illusione che ciò che egli aveva detto non fosse stato recepito in tutta la `sua gravità e per dare appuntamento al Congresso. Scrivo a te perché sei il Segretario del Partito, dunque il primo garante della integrità del Partito e della politica stabilita nei suoi congressi. Ma ti scrivo anche nella speranza di una tua reazione salvatrice avanti che l'opera di distruzione di un grande disegno politico non sia stata portata a termine. Non ti chiedo certamente di opporre a quella di Nenni una tua interpretazione. Non servirebbe ormai, e lo stato del Partito, che sta giocando la sua esistenza, esclude l'utilità di parolette esorcizzanti. Mi permisi di dirti durante il penultimo nostro Comitato Centrale, con la lealtà che devo a un compagno che stimo, che in questo tremendo gioco tu non puoi restare neutro e mediatore. Oggi te lo ripeto con qualche motivo di più.
Fraternamente
Riccardo Lombardi
(precedente) (seguente)