“Adesso si può parlare di bipolarismo”

Sicuramente è evidente come, dagli anni 90’ in poi, il mondo della finanza a mano a mano abbia preso il sopravvento sulle scelte del nostro Paese non più indirizzate dalla politica, come dovrebbe essere, ma dagli interessi del “mercato” stesso.

Molto più evidente (le conseguenze) dopo la cosiddetta “tangentopoli” dove l’Italia diventa uno dei paesi più adeguati alle nuove speculazioni internazionali per la notoria “instabilità politica” determinatasi, così tanto da arrivare negli anni 2000 alla sua apoteosi.

Anni in cui,e parlo degli ultimi 15 anni, è evidente come sia la finanza a determinare le scelte e ad indirizzare le strategia di crescita sociale ed economica del Paese, non certamente più la “politica” ne tanto meno “la sua cosiddetta classe dirigente”.

Interessante esempio diventa infatti il percorso di come si sia pervenuto in questi ultimi anni al “Bipolarismo finanziario del capitale”.

Dal 2000 ad oggi le fusioni delle principali Banche europee e di quelle italiane hanno fatto da apripista a chi anche nella politica, abbandonando purtroppo le scelte dei padri della nostra repubblica, punta ad un bipolarismo compiuto. Chi vi scrive, a suo modesto parere, crede ancora che i Padri della Costituente abbiano costruito un modello quasi perfetto di funzionamento costituzionale della Repubblica, che andava solo adeguato ai tempi e alle continue modifiche che la società degli ultimi 20 anni richiedeva, e quindi non tendere ad un cambiamento strutturale dell’impianto iniziale.

Aggiustamenti regolamentari derivanti dalla catastrofica globalizzazione disomogenea e incontrollata a cui abbiamo inermi assistito negli ultimi decenni.


Una globalizzazione voluta dal mercato e da una esigenza di pochi  interessati solo ad un suo allargamento incondizionato: una strategia che non ha tenuto conto di ricercare strumenti per realizzare una globalizzazione più omogenea  per capacità di  crescita economica e sociale, anche in aree storicamente  più deboli.

Una forma di bipolarismo politico (che considerato la voglia storica di individualismo degli italiani forse neanche piace) che inizia concretamente anche da noi quando le nostre Banche cominciano la loro trionfale fase di semplificazione del potere economico e finanziario.

Certamente questo fenomeno internazionale trova negli ultimi due anni, dopo una serie di acquisizioni e cessioni, la nascita da un lato del gruppo Bancario Intesa- San Paolo  e dall’altro la ormai scontata fusione Unicredit e Capitalia.

Dove non era ancora riuscita la politica di quelli che tendono ad un bipolarismo perfetto c’è sicuramente riuscito il mondo della finanza e della economia.

Non vorrei essere costretto a pensare che si sia sancito definitivamente che il potere economico detti le leggi alla politica e quindi decida degli indirizzi delle  principali scelte strategiche  e sociali del Nostro Paese .

La Cosiddetta classe dirigente e politica forse ne dovrebbe prendere atto e ritornare a farla “la politica” con la passione dei  Padri della nostra vecchia Repubblica per ritrovarsi e riappropriarsi dei veri Valori del perché si fa POLITICA.

Napoli, 18 Maggio 2007

Enzo Rosario Magaldi

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