Il marito della bambina.
Da “La Repubblica delle Donne” del 08/11/08
Non bisogna mai “abbassare la guardia” su tutto ciò che riguarda la difesa dei diritti della donna, specialmente quando si tratta di fenomeni che si perpetuano in Paesi a cultura non occidentale. Articoli come questo sono un ottimo esempio di quanto sia necessario sempre sostenere quelle battaglie a difesa dei diritti umani e dei più deboli.    Enzo Rosario Magaldi                           Â
Yemen : Nojoud ha 10 anni, ma ha trovato la forza di chiedere il divorzio e l’ha ottenuto.
«Voleva che dormissimo nello stesso letto. Così ha iniziato a picchiarmi». La vita di Nojoud Ali al-Ahdel è cambiata quel giorno. A dieci anni, in un villaggio del Nord dello Yemen. Lontanissimo da Sanaa, dalla casa dei genitori. Sola e prigioniera di un uomo con tre volte la sua età : suo marito. Dopo tre mesi, Nojoud è riuscita a divorziare. Un caso eccezionale. E un incoraggiamento per le altre spose bambine yemenite: una su due, dicono le statistiche, viene data in moglie ancora minorenne. Per migliaia di loro, il matrimonio arriva fra gli otto e i dodici anni.
«Ora che ho vinto voglio studiare e diventare avvocata come Shatha Nasser, che mi ha difesa. Voglio aiutare le altre». Nojoud è seduta sui cuscini posati in terra, unico arredo di una delle due stanze della casa di famiglia. Quartiere di Dares, in fondo a un viottolo in terra battuta. Come tanti altri abitanti della campagna, anche suo padre e le sue due mogli, più i loro sedici figli, sono arrivati nella capitale cercando lavoro e una vita migliori, ma si sono ritrovati con tanta povertà e nessuna sicurezza. Seduta su quei cuscini, accanto al padre e alla madre, Nojoud inizia il racconto dal giorno delle nozze. «Fu una gran festa, mi regalarono tre vestiti. due gialli e uno marrone. Erano molto belli». Se le chiedi cosa desiderava, prima del matrimonio, confessa di aver avuto in mente altro: «Un televisore. E poi, una cosa particolare. Somigliare a una tartaruga, per lasciarmi scivolare in acqua: non sono mai stata al mare. io». Di cosa significhi sposarsi. Nojoud sapeva solo due cose: sarebbero arrivati tanti regali e si sarebbe trasferita in una casa nuova. Faez Ali Thamer, il marito trentenne, era stato scelto da suo padre Ali Mohammad al-Adhel anche perché veniva dalla loro stessa vallata. Wadi Laa, nella provincia di Hajja. Il giorno dopo a festa. l’uomo e la bambina erano in viaggio, diretti al villaggio di Khardij. A dieci ore da Sana’a e da Dares, c’era la nuova casa. « Mi fece vedere la stanza, con una stuoia in terra. Poi disse che voleva dormire nel letto con me. Rifiutai. Cominciai a correre in giro per le altre stanze. Ma infine mi prese. Poi, mi fece delle cose sporche. Brutte ». Era a prima notte. Nojoud riflette : «All’inizio provavo vergogna a parlarne, ora non più’». Prosegue nel racconto: «Ogni sera, si ripeteva la stessa scena. Non appena tornava dal lavoro, ricominciava. Piangevo, lo imploravo di lasciarmi in pace. La terza sera prese un bastone. Da quel giorno in poi furono botte, sempre. Ogni volta urlavo. Ma nessuno venne mai a vedere se avevo bisogno d’aiuto». In quelle settimane Nojoud imparò nuove regole: niente scuola. niente passeggiate, niente giochi in cortile. L’obbligo di coprirsi con il velo quando arrivava qualcuno in visita. E i lavori di casa, cucinare, lavare, cucire, per non pensare alla notte prima e a quella successiva. Di giorno Faez non cera, ma sua madre sì. E anche lei era pronta a picchiarla. Con qualsiasi scusa. Era il mese di febbraio. In marzo, Nojoud prese una decisione: avrebbe parlato con i suoi genitori. Chiese al marito, per favore. di farglieli rivedere. Anche solo per qualche giorno. Riusci a convincerlo e a farsi portare a Sana’a. Lì, superando la vergogna, raccontò e chiese aiuto. Invano. Ora che tutto è finito, dal suo cuscino Ali Mohammed interrompe il racconto della figlia e prova a giustificarsi: «Se avessi disonorato la famiglia chiedendo il divorzio per lei, i miei cugini mi avrebbero ucciso. E poi, avevo accettato l’offerta di Faez Ali Thamer per proteggerla. Mona, un’altra mia figlia, è stata cresciuta da un uomo che l’ha rapita. Non volevo che a Nojoud succedesse la stessa cosa». Shoya, la madre di Nojoud. piange. «Ci aveva promesso che non l’avrebbe toccata fino a quando non fosse cresciuta». Già , perché la legge, in Yemen, proibisce le unioni sotto i quindici anni. Ma un emendamento. approvato nel 1999, consente i matrimoni prima di quell’età , tanto frequenti in un Paese condizionato dalla tradizione tribale e dove ci si appella alla vita del profeta Maometto, che sposò Aisha quando lei aveva nove anni. A genitori spesso poveri, inoltre, la dote serve presto. Appena possibile. L’emendamento approvato, però. stabilisce al tempo stesso che il matrimonio anticipato non debba essere consumato prima della pubertà della sposa. In realtà , i mariti che rispettano l’attesa sono ben pochi. E Faez non fece eccezione. Mentre parlare con i propri genitori per Nojoud fu inutile. Ma il consiglio giusto arrivò da un’altra componente della famiglia. «Vai in tribunale, fatti sentire», le disse. di nascosto, Dowla. la seconda moglie di suo padre. Così lei si fece forza e la mattina dopo usci di casa con in tasca i soldi di sua madre e l’incarico di andare a comprare il pane. Invece, sali sull’autobus diretto in centro, scese, chiese indicazioni ai passanti. Finché trovò il palazzo giusto. Era ormai l’ora di pranzo, quando il giudice Ghazi Abdo, passando in un corridoio vuoto, vide quella bambina avvolta in un velo nero seduta su una panca. Tutta sola. Che faceva lì? «Voglio il mio divorzio», spiegò lei. E così avvenne che il magistrato. ascoltata la storia, firmò dLie ordini di arresto, per il padre e per il marito. Poi la portò a casa propria, affidandola alle cure della moglie finché non si fosse trovata una soluzione migliore. Da quel momento, di Noloud si è occupata, gratuitamente, l’avvocata Shatha Nasser. esperta in questioni femminili e violazioni dei diritti umani. Perché si trattava della prima richiesta di divorzio presentata da una bambina in Yemen. Un caso difficile. Ma l’avvocata ha convocato associazioni di donne e stampa e l’udienza si è svolta sotto gli occhi dell’opinione pubblica, anche internazionale, così Nojoud ha vinto, anche se suo marito è stato prosciolto.