Complementarietà, tra la politica monetaria , le politiche fiscali e le riforme strutturali.

Messaggio di Massimo Lo Cicero alla convesazione di gruppo

Nello spazio di dieci giorni Christine Lagarde ha costretto un racconto, discorsivo ma denso di contenuti ed autorevole,
ed un documento, che esplicita la dimensione dei rischi ela necessità delle soluzioni, rispetto agli sviluppi dell’economia
e della politica alla scala globale. Interessante, e simbolica, ovviamente la presentazione dei temi alla Bundesbank edalla
Goethe University nella città di Francoforte: il domicilio della Banca Centrale Europea ed il cuore finanziariodell’Unione Europea
e dell’area dell’euro. I due club che si specchiano tra di loro: il club dell’euro ed il club del mercato unico. Emerge, dalla
conferenza della Lagarde e dal Rapporto di Aprile dell’IMF una questione che deve essere approfondita, proprio quando
si guarda a quella parte delle economie avanzate che viene definita Unione Europea.Bisogna capire se, e come,le così dette
riforme strutturali e la mancata presenza di una ragionevole tasso di inflazione stiano deprimendo il tasso di crescita:
a prescindere dai tempi e dei modi della incertezza geopolitica che si allarga alla scala mondiale. Il Fondo Monetario
ipotizza una spinta dal lato dell’offerta, mediante cambiamenti radicali (le riforme strutturali) ed una moderata inflazione,
che possa, attraverso politiche fiscali, e diminuendo sia la spesa corrente che la pressione fiscale, promuovere investimenti
da collegare ed allargare attraverso i primi progetti del piano Junker. Ma, proprio nello spirito della cooperazione tra le
politiche, il Fondo Monetario, e la stessa Lagarde,non ritengono di dover ribaltare il paradigma della politica economica
europea: passare dal lato della domanda a quello dell’offerta. La formula di una riduzione radicale della vera e propria
occupazione della spesa pubblica, e della relativa fiscalità necessaria per alimentarla, potrebbe esprimere uno spazio da
colmare con la spesa dei consumi delle famiglie e con l’ingresso di investimenti privati da parte delle imprese. Magari
affiancando questo processo macroeconomico alla ripresa dei finanziamenti, una volta riordinati i sistemi bancari ed
avendoli messi in sicurezza. Ed aggiungendo anche la cooperazione tra i paesi dell’area euro: grazie alla spesa per
investimenti, che possa allargare la dimensione dei mercati ma anche generare gli effetti di lungo periodo, prodotti
dagli investimenti. Che nascono dalla domanda ma diventano fattori di crescita nel lungo periodo. Si sta creando,
sembrerebbe, tra la politica monetaria non convenzionale di Mario Draghi una spinta, da parte dell’offerta , che non
esprime un ribaltamento ma una complementarietà, tra la politica monetaria – non convenzionale ma necessaria – le
politiche fiscali e le riforme strutturali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *